domenica 26 aprile 2015

25 Aprile



E’ stato il primo 25 aprile, senza nessun impegno istituzionale. Fin dal 1990 avevo sempre ininterrottamente rappresentato il Comune di San Giuliano o la Provincia di Pisa nelle celebrazioni. Quasi sempre alla Romagna, che è “casa mia”.
Anche quest’anno però, una decina di giorni prima, ho cominciato i rituali di sempre. Come si fa col Natale.
Ho un bauletto dentro il quale negli anni ho riposto materiali sulla Liberazione. Interviste, libri importanti, fotografie, articoli di giornale …
L’ho riaperto come sempre e ho letto la prima pagina di Appunti partigiani di Fenoglio ( la città… noi, loro…), poi ho “ripassato” la pubblicazione della Resistenza nel comune di San Giuliano Terme. Ho riletto alcuni interventi fatti negli anni in cui ero Sindaco; i documenti per l’intitolazione della biblioteca a Uliano Martini e la via Panoramica a Sandro Pertini. E gli appunti sulle prime riunioni per il progetto memoria, con i testimoni del tempo.
Ho ripensato alla Brigata Partigiana “Nevilio Casarosa” e ai suoi combattenti. Ne ho conosciuti molti, fin da ragazzo. Uliano, Danilo, Giorgio, il maestro Menotti Bennati, e Renzo Vanni il poeta. Giuliano Filidei il direttore e Otello. Alcuni ancora in vita, altri andati, col tempo.
Ho ritrovato un bellissimo intervento sulla Costituzione di Salvatore Senese, che mi regalò per una iniziativa di circa venti anni fa.
E il materiale per un incontro che facemmo con Uliano Martini e Giuliano Campioni “Dall’antifascismo all’antirazzismo”… sembra ieri.
E articoli su Stazzema e Marzabotto… Quanti viaggi, col fido Alberto alla guida.
Ma stiamo al presente.
 Una bellissima cena al Circolo Arci di Migliarino, la sera del 24, per la raccolta di fondi a favore del cippo di Sant’Anna di Stazzema, ha aperto le mie celebrazioni. Tanta gente, tanti amici cari.
Poi la mattina in silenzio, salgo alla Romagna. Lì è sempre vivo il ricordo dell’eccidio. Tante le vittime e Livia Gereschi e il parroco don Bertini. E l’azione Cattolica che eresse un cippo alla memoria, dove mio padre mi portava già all’età di tre anni, sulle spalle lungo i sentieri che andavano a Quattro Venti.
Mi confondo fra decine e decine di studenti e insegnanti; stringo mani, abbraccio persone che non vedevo da mesi. Mirella Vernizzi, staffetta partigiana, richiama tutti all’ordine. Sorrido, ripensando a Eugenio il Tonfo e Beppe Buzzigoli, quando vent’anni prima, il 25 Aprile del 1995 sotto una pioggia battente, pensammo al Progetto Memoria. Ed ora eccolo lì, il più grande regalo a tre cari amici comunisti  che non ci sono più.
Ma ormai si è fatto tardi, sono le 11.00; è tempo di andare da Giorgio Vecchiani, il Presidente dell’Anpi.
E’ a casa sua, a Pisa. Non ha partecipato alle commemorazioni perché indisposto. Ha compiuto 89 anni da poco. L’ho chiamato di prima mattina avvisandolo che sarei passato a trovarlo. Mi aspetta.
Entro nell’appartamento accolto da sua figlia.
-Ciao Giorgio- E’ seduto su un divano, legge La Repubblica.
-Ti ci voleva il 25 Aprile per ricordarti del Vecchiani!- mi dice severo.
Mi siedo accanto a lui e subito, non so perché, il pensiero va a Uliano, morto il 1 marzo di vent’anni prima.
Il giorno del mio compleanno aggiunge con amarezza Giorgio.
Mi ricorda che pochi mesi dopo ad Uliano intitolammo la biblioteca a San Giuliano.
Ero diventato Sindaco il 24 aprile del 95 e avevo fatto il mio primo discorso ufficiale in occasione del cinquantesimo della Resistenza all’Agrifiera. Ho ancora memoria della nottata passata a scrivere una paginetta.
Giorgio parla, è sereno e lucidissimo.
Ha voglia di raccontare. E lo fa con ingordigia.
La Resistenza sui monti di Asciano, e poi il Partito comunista, la famiglia e il suo lavoro all’Eca. E la tesoreria del Pci. Diciassette anni nel consiglio di amministrazione dell’ospedale e la Pubblica assistenza. E poi L’Anpi, ma anche il sindacato e la cooperativa per ex detenuti.
Non sbaglia una data. Se sbaglio mi rimprovera come un babbo.
Ricorsa Valentino Orsini e un documentario costato 300.000 lire, pagato dal partito. E i Taviani.
E felice che le giovani ragazze dell’Anpi l’abbiano chiamato e che una volta alla settimana vadano a fare una riunione a casa sua. Si è rivisto nell’intervista di 50 canale fatta il giorno prima e ha uno scatto di vanità, mentre me lo racconta.
Ha tempo di parlare dei suoi viaggi in Russia, di De Felice, dei partiti a cui non ha più aderito dalla fine del PCI.Anche Uliano fece lo stesso, aggiunge.
Mi parla delle prime sale da ballo nel dopoguerra, di quella in Corso Italia, gestita dal comitato antifascista.
Gli racconto dell’ iniziativa dell’Arci per questa festa della Liberazione. Fare feste da ballo nei circoli e nelle piazze , in onore del ballo che il comune di Milano dette dopo la Liberazione al Castello Sforzesco con la regia di Strehler.
Gli brillano gli occhi.
Ad un tratto, suona il campanello. La figlia si affaccia e dice- Sono arrivati!- Giorgio raggiunge il terrazzo, e giù nello slargo davanti al suo palazzo, decine e decine di giovani in bicicletta lo salutano urlando. E’ la “biciclettata antifascista” che fa gli onori al Comandante. Giorgio dice poche parole di ringraziamento, senza dimenticare nulla di quello che conta. Poi dal basso parte Bella Ciao.
Decine e decine di persone giovani e meno giovani col naso all’insù. La gente del vicinato esce sui terrazzi e lui si commuove. Lo tengo da dietro ritratto. Solo lui è affacciato.
Il mio 25 Aprile finisce qui sulle note di Bella Ciao, cantate in mezzo ad una strada di Pisa.
Tornando a casa mi viene alla mente un biglietto che Giorgio mi scrisse sulla porta in Provincia dieci anni fa.
Avevamo un appuntamento per parlare dell’Anpi ed  ero in ritardo.
A casa riapro il baule degli scritti. Ruffolo e ritrovo il biglietto giallo, ormai scolorato.
Leggo- “Non so com’è  l‘abitudine degli assessori. I partigiani avevano il difetto di essere precisi. Ore 9.35.-
Saluti Giorgio Vecchiani
P.S. L’appuntamento era alle 9.30
La Resistenza imponeva rigore. Quello che va ritrovato in politica, alla svelta.