martedì 28 luglio 2015

A proposito di uno spettacolo su Maria Callas

E' tanto tempo ormai che quando esco di casa lo faccio per andare in un posto preciso.
Quando abitavo "in paese"non esisteva la parola "esco".Dentro e fuori per chi è nato su una piazza erano la stessa cosa.
Sono cresciuto nel cuore di un piccolo paesino di provincia e ne porto tutti i segni.
Il bar, l'edicola, il tabacchino, la chiesa, il barbiere, il lattaio, a pochi metri il cinema e la chiesa. Le biciclette senza chiusura appoggiate agli scalini, sotto i platani.
La sezione comunista e la fonte con l'acqua fresca. Tutto nel raggio di 50 metri. Luoghi che sembravano stanze di casa tua. Dove fermarsi, come nel salotto buono di casa.
Ora è diverso. Esco per andare al cinema, ad una riunione, a comprare qualcosa. Prendo la macchina a volte, spesso in motorino. Mai esco per caso. Nemmeno per fare due passi. Oggi ci sono i luoghi attrezzati che raggiungi dopo esserti organizzato e così via.
Anche l'altra sera sono uscito con un obiettivo. Vedere uno spettacolo teatrale, in un luogo di Pisa che un tempo ospitava un cinema dei preti.
Io non sono esperto di teatro, né di cinema, tantomeno di arte in generale.
Ho visto però centinaia di film fin da bimbetto (potenza dei cinemini di provincia), tanti spettacoli teatrali e girato musei. Tutto grazie alla lungimiranza di insegnati che ancora oggi ringrazio e che mi hanno avvezzato ad approfondire le cose, studiandole, fino ad amarle. A portare sempre un libro con te, ovunque vai. Sono un dilettante appassionato della scrittura, come del resto lo sono della politica.
L'altra sera con G sono uscito apposta per vedere uno spettacolo di cui non sapevo nulla. La ragione principale era la conoscenza personale degli addetti ai lavori, ed ho avuto la fortuna di vedere una cosa eccellente. Uno spettacolo su Maria Callas. Elegante, garbato, colto e raffinato, gentilmente forte.
Passeggiando dopo per la città nell'afa di questa estate, riflettevo con G sulla moltitudine che in questi anni bui, esce così tanto per farlo, perché attratta "dalle luci della città", nelle quali ci eravamo immersi anche noi dopo lo spettacolo.
E ho pensato ai talenti in difficoltà, ai teatri che chiudono, ai cinema che faticano, ai libri che si vendono poco e di più se collocati accanto ai detersivi. Ai soldi che dicono non esserci, per promuovere idee .Per "tirare la gente" fuori dalle case, con un bisogno vero.
Ecco ci siamo, basterebbe un nulla e crederci un po'. "La semplicità che è difficile a farsi"... ripartire dalla Cultura e solo da quella. Investire senza paura nel futuro. Aiutare a riflettere, a confrontarsi. Stimolare il talento, accompagnarlo, coccolarlo.
Penso che invece di lavorare a costruire piccoli partiti, da assemblare in occasione di qualche tornata elettorale, bisognerebbe chiedere quale progetto culturale hanno in testa quelli che sognano di ricostruire la Sinistra di governo, che io amo chiamare di Bellezza. Cominciare a interrogarci sul "Che fare?" non sarebbe male.
Siamo maledettamente in ritardo
Imntanto, se vi capita, andate a vedere lo spettacolo sulla Callas. Apre il cuore e mette un tassello sulla strada giusta. Laddove c'è un lumicino che resiste bisogna andare.