domenica 3 agosto 2014

Una settimana alla volta

Lettera a Fabrizio

"L'ultima missione"



Caro Fabrizio
è davvero tanto che non ti scrivo e la verità vera è che non avevo niente di importante da dirti. Una novità però c'è. A Maggio ci sono state le elezioni amministrative e non mi sono candidato. E' proprio il caso di dire che si chiude un'epoca.  Dopo tanti anni non avrò più incarichi istituzionali.
Lo so che te la stai ridendo amico mio. Ho ancora in mente come ti comportasti all'Arciragazzi, quando nel 1990  comunicai (non ero solo)  che il PCI voleva candidarmi a San Giuliano. Dicesti perentorio che "quella mossa" non era  necessaria per l'associazione e che comunque bisognava decidere insieme. Nemmeno fossimo stati il partito comunista coreano. Ma "imponesti" con garbo, insieme a Cipillone (maledetti e cari amici) di fare un direttivo e votare.
Andaste in minoranza, come si usa dire...
Voi eravate convinti che non mi dovessi candidare, non perché non ero all'altezza, ma perché vi sembrava più nobile che io "perdessi il mio tempo"nell'associazionismo, piuttosto che nelle istituzioni, che mai sarei riuscito a cambiare. Lo so, la vostra rigidità era "per il mio bene" e quella sera lo ribadivate a ogni passaggio dei vostri  interventi. Io vi dissi che era giunta l'opportunità che certi nostri progetti,  “invece di proporli all'assessore di turno, potevamo diventare patrimonio di una giunta di sinistra a cui partecipare direttamente  e che a San Giuliano si poteva provare. Avevo ormai deciso che bisognava portare le nostre passioni al "governo" sporcandoci le mani, e non sarebbe stato il giudizio dei miei amici migliori a farmi cambiare idea.  Tu e Cipillone vi esprimeste contro lo stesso. Tosti fino in fondo.
Poi ci abbracciammo e la stesso gesto lo ripetemmo anni dopo, quando da Sindaco di San Giuliano Terme, ti raccontai che avrei inaugurato la Ludoteca e poi  il Teatro.
La mia scelta di quella sera non provocò nessuna frattura, il nostro legame si saldò ancor di più.                   Oggi smetto mio caro, il 3 agosto 2014 è il mio ultimo giorno; è il momento di passare la mano, il mio tempo è scaduto. Che avrei smesso l'ho annunciato da tempo più di un anno fa. Allora mi hanno anche pubblicato delle belle foto sui giornali- L'assessore si rottama- diceva l'articolo del Tirreno. Dopo quest'ultima esperienza in Provincia, lunga anch'essa dieci anni, basta. Stop."La mia ultima missione"è stata  quella di presenziare stamattina all'eccidio della Romagna, sui monti di casa mia, a Molina (  se devo essere sincero i discorsi fatti non mi hanno convinto; ma mia figlia dice che invecchiando sono un criticone...). Lo stesso luogo dove feci il mio esordio istituzionale da assessore alla cultura nel 1990 e dove ho cominciato il giorno dopo che fui eletto Sindaco la prima volta, il 25 aprile del 1995. Fu quella mattina, passata insieme a tre vecchi comunisti, che mi nacque in testa il "progetto memoria", che ha coinvolto centinaia di ragazzi del mio comune. Un bel modo di finire no? Dove ho cominciato. A ragionare di Resistenza. Cosa che serve ancora oggi. A te piacerebbe lo so.
Così smetto. Non mi garba più. E quando non si è più motivati, meglio passare la mano.
Tornerò al mio lavoro e poi ho in mente altre mille  belle cose da fare. Ci proverò, senza frenesia.
La verità è che mi manca la Comunità caro Fabri, quella che un tempo ci rapiva notte e giorno. Come quando si lavorava con i bambini del "villaggio occupato", disseminando la città di Campi Solari. O mascherandoci come "pazzi", colorando a festa con draghi e mongolfiere i luoghi sacri della città (Piazza dei Cavalieri, della Berlina, la Pera, a volte anche Piazza dei Miracoli), oggi inaccessibili ahimè. Eravamo gruppo vero, comunità che provava a cambiare il mondo partendo dai ragazzi; ed io quelle cose ho cercato di applicarle anche nelle istituzioni. Con difficoltà, facendo mediazioni anche con me stesso,certo; ma in alcuni momenti, in particolare a  San Giuliano, sento di esserci riuscito. Almeno di averci provato fino in fondo
E qualcuno ancora oggi, che non ha mai amministrato nemmeno il condominio di casa sua, a dare voti. E mai a sporcarsi le mani. Mai!
Oggi però la misura è colma. Non reggo l'individualismo, il carrierismo. Stare in cordata, essere il seguace di chi conta. E diciamola tutta, ormai non studia più nessuno e l'ignoranza politica la fa da padrona.
E poi questa storia "del siete tutti uguali"... frase ricorrente che annuncia un bel disastro, mio caro.
Sono orfano della politica solidale, che ho conosciuto; della gente che ti sceglie, ti critica ma ti difende. E nelle mie terre questo l'ho provato sulla  pelle ed è entusiasmante
Mi manca il braccio sincero,del compagno fidato, sulla spalla. La vicinanza, di chi percepisce che hai problemi o che sbagli e corre a sostenerti  provando con garbo,a farti vedere le cose in un altro modo. Mi manca l'idea della gestione del potere, senza nessun interesse personale, oggi rara da incontrare. Perché il potere va preso e gestito in funzione della collettività e dei più deboli e poi restituito a chi ti ha scelto.
Oggi tutto questo pare essersi smarrito. La solidarietà "non è quella di una volta"... come le primavere.
Mi mancano le cose estreme che tu avevi dentro e che solo tu potevi fare.
Il tuo bel gesto,  per esempio, di quando raccattasti e proteggesti dentro  una mischia furibonda in una palestra cittadina, "un'indiana metropolitana" provocatrice,che stava per essere sopraffatta da un servizio d'ordine intransigente e la tenesti con te fino a quando ce l'hai fatta, incoronandola madre di tua figlia, quella matta. E che matta.
Sono ancora intrigato da quei gesti unici e forti, che tu incarnavi senza darti un tono. Con "la semplicità che è difficile a farsi"
Tu lo sai bene e quanto ne abbiamo parlato, che non mi è mai interessata la denuncia senza la proposta. L'estremismo senza prospettiva. Ma gli ideali radicali sì. E che gusto provare ad applicarli insieme a te, a poco a poco, anche in una semplice festa di carnevale. Facendo anche giuste mediazioni, per far capire, per raggiungere l'obiettivo. E che piacere provare a parlarne in un luogo istituzionale... con la fascia .
Oggi se non si grida non si è estremi, e tu non urlavi mai amico mio, a parte quando cantavi Alele Cicatonga a squarciagola.
A questa età sento ancora di credere nella comunità educante e solidale, che propone e cerca di cambiare il mondo, dalla parte dei più deboli. Come eravamo in quell'associazione che aveva per simbolo un sole colorato.
Quante volte ti ho scritto che le nostre discussioni su Gramsci sono state uno dei migliori momenti delle nostre giornate passate insieme. 
L'intellettuale organico, l'egemonia, la casamatta, dove forgiare bene il furore per la difesa degli ultimi.
La "missione"  che tu sapevi infondere a tutti quelli che ti stavano attorno.
Ci vorranno anni per ricostruire l'idea di un luogo libero, che accoglie e  non abbandona nessuno. E saranno anni di tragedie ed io sono stanco, amico mio. E allora meglio ricaricarsi, "lontano da dove", ricominciando ad ascoltare il silenzio, coltivando dubbi e studiando. Perché è solo attraverso lo studio che si può aspirare a capire qualcosa in futuro; almeno a me, che mi avvicino ai sessant’anni (e mentre lo scrivo mi viene un brivido) e sono figlio dell'altro secolo. E me ne vanto sia chiaro di essere figlio del novecento e delle sue categorie. E mica è necessario modificarle.

Ti racconto un  desiderio. Uno di questi giorni piovosi, mi sarebbe piaciuto venire a casa tua, al Villaggio 100 fiori. Tu mi avresti accolto sorridente come sempre, con una musica di sottofondo, indossando una canottiera colorata, come ti piaceva portare.
Dopo i baci e il raccontare un po' delle mie ragazze e tu delle inquietudini di Alice, ti  detto  avrei  detto che "smetto", aggiungendo un elenco di motivazioni commoventi. Tu mi avresti ascoltato e coccolato;  poi chiacchierando serio e pacato, con fare da fratello maggiore, non te la saresti tenuta  e me l'avresti cantata-"Era l'ora Gabri, son contento per te."- questo sarebbe stato il finale a  chiusura del tuo sermone. Vecchio anarchico e  prete mancato che non sei altro. Saresti ripartito da dove avevi interrotto quella sera di 24 anni fa, quando dicesti- "Non lo fare"-. E senza sconti.
Ma questo piacere, di chiudere il cerchio per farmi stintignare ancora una volta, con affetto (che solo a te e pochi altri ho consentito nelle vita), non me l'hai dato. Hai scelto di andartene prima, alle soglia dei tuoi sessant'anni, un luglio di qualche anno fa. Vaffanculo! Ed io che ti consideravo immortale.
Caro Fabrizio  da dove sei, se ti è permesso di capire qualcosa di quello che "ci gira intorno", non credo che al primo posto dei tuoi interessi ci sarebbe le riforma del Senato (non me ne vogliano i cultori delle istituzioni). Ma io ti conosco troppo bene. Ti toglierebbe il sonno il massacro di bambini a Gaza, o capire il perchè si chiude per mancanza di fondi una ludoteca o si sgombera un centro sociale con la polizia (che ha volte, dalle nostre parti, pare essere più ragionevole di alcuni amministratori... pensa te) . A te intrigherebbe di più "capire ancora l'azione". Il Che fare? Di antica memoria. Che è sempre stato il tuo tarlo e la tua guida. Che ti portava a fare cose estreme, tu mite e dolce come nessuno mai. E che ti rendeva esigente e severo, più di ogni altro, fino a subirne le conseguenze. Fino a spezzare legami importanti.
Per questo, per quello che hai trasmesso a me e non solo a me, ti  porto nel cuore da sempre come nessun altro. Per questo ti sento accanto, durante questo mio nuovo "passaggio di tempo".
Questo mio" ritorno al futuro" ti è dedicato.


gabriele