giovedì 10 maggio 2012

Cinisi 9 maggio 2012. I cento passi dei sindaci per Peppino Impastato.

Consulta  Avviso Pubblico


Una bellezza.
Sul luogo dell'assassinio di Peppino. Si riconoscono, Carolina Girasole, la prima a sinistra; Andrea Campinoti presidente di Avviso Pubblico; Andrea Pieroni con la fascia. blu presidente della Provincia di Pisa e accanto l'assessore di San Giuliano Terme, Fabiano Martinelli.







“Tra la casa di Peppino Impastato e quella di Gaetano Badalamenti ci sono cento passi. Li ho consumati per la prima volta in un pomeriggio di gennaio, con uno scirocco gelido che lavava i marciapiedi e gonfiava i vestiti. Mi ricordo un cielo opprimente e la strada bianca che tagliava il paese in tutta la sua lunghezza, dal mare fino alle prime pietre del monte Pecoraro. Cento passi, cento secondi: provai a contarli e pensai a Peppino. A quante volte era passato davanti alle persiane di Don Tano quando ancora non sapeva come sarebbe finita. Pensai a Peppino, con i pugni in tasca, tra quelle case, perduto con i suoi fantasmi. Infine pensai che è facile morire in fondo alla Sicilia.”

(Claudio Fava, “Cinque delitti imperfetti”, Mondatori 1994, p.9)





Messaggio di Agnese Moro a Giovanni Impastato

Caro Giovanni,

vorrei tanto essere con te e con tutti voi in questa giornata di ricordo e di impegno. Ma sono a Roma per le celebrazioni della Giornata della memoria delle vittime del terrorismo e delle stragi. Speriamo che quei tempi non tornino mai.

Ti sono e vi sono vicina con il pensiero, con la stima e con l’affetto. Mi piacerebbe aver conosciuto tua mamma e Peppino. Chissà se conoscendoli ne avrei capito subito la grandezza. A volte ci vuole tempo per capire le cose importanti. Come ti dicevo a Bari mi dispiace che le nostre lacrime, dal ’78, abbiano coperto le vostre. Del resto mi pare che né voi né noi abbiamo mai avuto la possibilità di piangere davvero i nostri cari uccisi. Abbiamo dovuto da subito tutelarli, proteggerne la memoria, far capire chi erano e perché sono morti. Chiedere per loro giustizia e ottenerla, con tanta fatica, e solo in parte.

Tuo fratello e mio padre erano molto diversi. Ma qualcosa li unisce. Qualcosa che viene prima e va al di là del fatto di essere stati uccisi, e per di più lo stesso giorno. Credo che entrambi amassero la giustizia e la liberazione, da ottenere con la mite e coraggiosa strada della democrazia, che è tale solo con l’assunzione di responsabilità da parte di ognuno. Come tanti, prima e dopo di loro, hanno pagato questi amori a caro prezzo. Sapevano che poteva succedere, ma non si sono fermati. Un po’ vorrei che l’avessero fatto, e che non ci avessero lasciati soli. Ma era la loro strada. A noi è rimasto l’incarico gravoso di essere testimoni del loro impegno. Per fortuna oggi possiamo condividere questo onere con un numero sempre più ampio di persone, tra cui tanti giovani, che hanno trovato in Peppino e Aldo degli amici che possono accompagnarli e aiutarli a scegliere la strada giusta.

Caro Giovanni, mi piacerebbe tanto che un giorno potessimo ricordare i nostri cari non nel giorno della loro morte, ma nel giorno nel quale festeggiamo la nascita della nostra Repubblica, il 2 di giugno. Allora avrebbero davvero il loro posto, che non è quello di vittime, ma quello di costruttori coraggiosi di un Paese in cui ci sia posto per tutti, con eguale dignità e rispetto.

Ti abbraccio. Saluta tua moglie che deve essere una donna straordinaria, i tuoi figli e tutti coloro che, con voi, sono lì a ricordare Peppino Impastato. A presto.

Agnese Moro


La filastrocca
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E per finire, una botta di vanità indotta.
Torrigiani mi scrive
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Cinisi, davanti a Casa Memoria