giovedì 20 febbraio 2014

Lettera a Fabrizio

Dedicata a Beppe Capuano

Fabrizio, è davvero tanto che non ti scrivo e non pensavo di farlo in questi tempi bui.
Raccontarti il disfacimento di un sogno, non mi sembrava una cosa bella.
Poi capita una serata di febbraio dove non c'è granchè da fare e mentre ciondolo per casa sento che c'è il  Festival di Sanremo; faccio altre cose, ma l'orecchio anche se pigro, ascolta. Ad un tratto Baglioni e la musica di Piccolo grande amore.
E nella testa scatta il movimento...
"La nostra canzone"... che abbiamo prima sbeffeggiato e poi innalzata all'inno più bello di tutte le nostre feste trash e situazioniste. Quanto ci abbiamo giocato.
Cantata da mille persone. anzi a loro insegnata. e l'autore sei tu ed io l'attore.E quante volte.
Totò e Peppino dei poveri... mio caro.
Lo sai che anche oggi, se capita che sono con qualcuno dei vecchi tempi e parte questa canzone, subito mi chiedono di mimarla.
E che risate... "tanto stretta al punto che... immaginavo tutto...". E uno che si dondola con le mani avvinte al corpo e gli occhi all'indietro, come se godesse...

Caro Fabri, questo mondo è davvero di merda, ma io ne faccio comunque mille (per "non morire dentro", forse questo lo cantava Patty Pravo o qualcuno di quei tempi là...)... lavoro, strade, trasporti. antimafia, politica , filastrocche e canto pure quando posso (anche se non ho più il mio chitarrista di riferimento!!!).
Poi gli amici cari, molti anche tuoi; Molina, viaggi, Giovanna, Adele.. Così va il mondo. Ma che palle, che tempi. "Voglio un palpito" gridava un tempo Paolo Rossi, che tanto ci piaceva...
Oggi c'è Renzi, mio caro. La velocità è al potere. Il dire è il fare. Le categorie che si rinnovano e chi si attarda è perduto..
Tu diresti, ripescando dal fondo della tua grande anima catto-comunista, che gira e rigira i ricchi restano tali e i poveri lo stesso.
Forse ti garberebbe questo papa, che pare essere l'ultimo comunista, che come mio nonno, che comunista lo era davvero, dice le stesse cose.

Domenica abbiamo fatto un pranzo a casa mia. C'erano un po' di amici e anche  Beppe. D'un tratto mi sono caduti gli occhi su una foto che è appiccicata a un quadro dell'Arciragazzi, che teniamo in cucina.
Tu in mezzo a me e Giov al nostro matrimonio nel 1988. Ed io che ti bacio piano sulla barba, come ho fatto spesso. Tu ci abbracci, quasi come un padre. Lo vedi amico caro, anche domenica eri lì, come sempre... per sempre. Come ci piace che sia. E tutti se ne sono accorti.... ma stiamo meglio a non parlarne più.
Ciao Comandante
E se puoi ascolta la musica di un tempo eh!
Nel frattempo, dalla tua partenza, non è che siano uscite grandi novità.
E poi "Piccolo grande amore" rimane la canzone del secolo, ha detto Fazio ieri sera a Sanremo. E noi che l'avevamo capito prima di tutti..... Anche se amavamo di più "Like a Rolling Stones" di Dylan, a Budokan.
Ma quella è un'altra storia davvero, amico del mio cuore, che questi tempi forse non meritano sentirsi raccontare.
g