lunedì 13 maggio 2013

Suv

Recupero mezza mattinata per sbrigare questioni personali di "bassa manovalanza",direbbe qualcuno.
Pagare assicurazione, bollettini a mia madre, lavanderia.
Avendo pigiato i vestiti in una borsa, senza che Giovanna mi vedesse, decido obbligato di prendere la macchina di mia figlia, rimasta in garage. Per una mattina abbandono lo scooter; non saprei dove mettere il borsone coi vestiti.
Giro la città con difficoltà. Parcheggio e pago. Pago e parcheggio... e perdo tempo. Pago per perdere tempo. E confermo a me stesso, quanto siamo cazzoni a riempire le città di auto.
Finalmente dopo mille peripezie, raggiungo il piazzale della lavanderia, appena fuori città. Almeno lì non si paga.
Entro a passo d'uomo e da lontano vedo un posto libero che mi aspetta. Lo raggiungo piano.
Improvvisamente, sento una sgommata. Spunta un macchinone, un Suv nero, grosso, fiammante.
Senza tante tiritere, mi taglia la strada per entrare nello stallo che mi aspetta. Freno di colpo, esterefatto da tanta prepotenza.
Lui prosegue la sua corsa, come se io non ci fossi, tentando di infilarsi "nel buco vuoto". " Ma essendo il mezzo troppo grosso, ahilui, il mostro sbatte malamente. Non nella mia macchina, ma nell'auto parcheggiata a fianco.
Il coglione, nella fretta di anticiparmi non ha preso bene le misure e... fa patatrac!!!
Paraurti sbucciato e colpo ben assestato all'altra macchina parcheggiata.
Tiro subito giu il vetro del finestrino  e guardo i danni.
Si  apre lo sportello del ciclope e scende un ragazzotto scamiciolato col capello ye ye.
Scuro in volto, ma con un finto sorrisetto ebete, mi dice-"Dove pensava di andare, non mi ha visto?"Mi dà del lei  fra il sarcastico e l'arrabbiatello. Come dire... voi di mezza età.
Lo guardo, non apro bocca; ma lo guardo male e lui capisce dalla mia occhiata, che forse si è spinto un po' troppo "dove non si tocca".
In un'altra epoca, non avrei esitato a sbatacchiargli il ciuffo sul cofano; con l'applauso del bar, quando l'avessi raccontato la sera. Ma ormai, l'età mi vuole "posato" e così è. Scendo, lui capisce che potrebbe anche toccare una patta. Scuoto la testa. E' più basso di me, di parecchio. Anzi è proprio una mezza sega. Di quelli che abbaiano e non mordono. Si è improvisamente zittito e in ginocchio verifica l'entità del danno.
La posa che lo voleva "drastico" è improvvisamente sparita.
Dico con decisione-"Mica andrai via senza lasciare le tue generalità?".Capisce che è bene farlo. Aspetto che scriva tutto e che  metta l'appunto al tergicristallo dell'utilitaria colpita. Mi annoto anche io la sua targa, avendo cura che veda che lo sto facendo. Gli dico"- Il tuo numero di targa lo porto al responsabile della lavanderia.Deve sapere che non avrà scampo. Poi senza dire niente, alzo una mano lo saluto e lo lascio lì a smadonnare dentro un telefonino. Sicuramente il ragazzo, sta prendendo una brutta parte da suo padre.
Maledette auto inutili, grosse e poco intelligenti. Quattro ruote motrici per fare solo casino.
Invadono centri storici e ostacolando tutto. Ingombrano marciapiedi. Rombano senza ragione.
Il Suv viene comprato e di solito usato dal proprietario il sabato e la domenica.
Per andare magari in Versilia, rigorosamente in fila. O solo per provare il gusto della tenuta delle quattro ruote motrici, su una spiaggia libera, d'inverno o nel fango. Se nevica poi ... che spasso, nemmeno fossimo all'Abetone.
Dal lunedì al venerdì queste stupide auto dovrebbere restare in garage perchè il proprietario di solito usa l'utilitaria di famiglia. Di norma "i padroni "di queste brutture per andare al lavoro, fanno sfoggio di piccole autovetture colorate a due posti,che fa molto figo.
Ma qui scatta il disastro.
Il pachiderma che sarebbe dovuto restare in garage viene preso, magari all'insaputa del proprietario, da chi resta a casa per sbrigare le questioni di tutti i giorni.
Andare dal medico, al supermercato o in lavanderia appunto; in banca, alla posta, dal panaio. A fare pilates, che tira molto di questi tempi. A prendere figli a scuola, fino davanti al cancello, rigorosamente.
Piccole necessità quotidiane che potrebbero essere sbrigate utilizzando una bella bicicletta, con un cestino.
Sono queste, ahimè, le miserie frequenti di questo periodo della nostra vita, senza passioni vere.
Senza palpiti, nè sogni collettivi che ci fanno commuovere.
Miserie, che misurano l'essenza della vita in cavalli- motore, cellulari all'ultimo grido e orologi di marca, ostentati dai finestrini abbassati.