sabato 17 settembre 2011

Don Ciotti

E' arrivato a Pisa senza clamori, l'aveva detto-"Vengo a parlare agli studenti che stanno facendo il master sulla legalità"; e così ha fatto. Una lezione eccellente, una lectio magistralis, l'ha definita Alberto Vannucci professore all'università di Pisa; uno dei più brillanti studiosi di corruzione in Italia,  ideatore e curatore del master.Amico caro e grande risorsa intellettuale.
Don Luigi è spuntato in via San Frediano, accompagnato dalla responsabile scuola- università di Libera, Francesca Rispoli. Attorniato dalla scorta ha sorriso quando ci ha visto. E' sempre un piacere abbracciarlo. Nei 300 metri fino alla facoltà di Scienze Politiche, abbiamo parlato al volo, telefonino permettendo, un po' della bella festa di Libera a Volterra, del sostegno alle cooperative e del ruolo fondamentale oltre che di Libera anche di Avviso Pubblico e delle istituzioni che raccoglie intorno a sè; di un convegno da tenersi l'anno prossimo a Pisa su legalità e giustizia sociale organizzato dall'Amministrazione Provinciale. Luigi è così, veloce e concreto. Poi arrivati nell'aula dove si tiene la lezione, gli studenti lo accolgono quasi intimoriti e lui li saluta uno ad uno sciogliedo il ghiaccio, gli chiede da dove provengono e li mette a loro agio.. Pretende subito il tu, come fa con tutti. Si siede, guarda gli appunti scritti a penna e via.
"La mafia, le mafie sono tra di noi. Noi siamo contro le mafie". E' il noi il filo conduttore del discorso, lo sarà fino alla fine. L'individualismo e l'egoismo stanno sullo sfondo come elementi a cui contrapporsi, sempre.
"La forza delle mafie sta al di fuori, c'è chi crea le condizioni."
Cita Primo Levi, lui nato in Cadore ma torinese d'adozione, per introdurre e sviluppare il tema della "zona grigia" e dell'assenza dei diritti.
"La lotta alla mafia si fa con le leggi giuste, a Roma."
Parla di "momento pesantissimo, inquietante."Rispetto ai risultati nella lotta alla mafia sbandierati dal Ministero dell'interno, cita Paolo Borsellino di venti anni fa -"perniciosa illusione".
Critica con durezza la questione delle intercettazione, dove non accetta nessun compromesso.
Afferma con forza che la legalità non è un valore- "E' solo uno strumento per affermare la giustizia sociale."
Non vola una mosca. Insiste che bisogna credere nell'accoglienza perchè-"o la speranza è di tutti o non è".
Sostiene che siamo in una società violenta, dove per primi devono fare la loro parte i magistrati, ma poi è necessario intervenire nei confronti della violenza strutturale dei centri di potere. Chiede con forza ai sindacati e alle categorie economiche di fare la loro parte, come molti stanno già facendo.Dice che vanno combattute con forza le "compiacenze".
Sostiene il ruolo dei partiti che devono opporsi all'antipolitica, per questo dice di aver firmato per l'abolizione del"porcellum", ma chiede ai partiti un codice etico chiaro. Aggiunge con forza che anche la sinistra deve fare autocritica  rispetto alla corruzione, non minimizzare. Cita Paolo VI : "la politica è la più alta ed esigente forma di carità". Per sostenere l'idea di politica.
Si appassiona quando dice che la battaglia è fondamentalmente culturale.
A chi ha detto che "la cultura non dà da mangiare" rispondiamo che "noi abbiamo fame di cultura" e citando Antonino Caponnetto dice" che le mafie hanno più paura della scuola che della giustizia".
Conclude dicendo che il miglior testo antimafia è la Costituzione, insieme al Vangelo, aggiunge ... da prete.
E la democrazia non può che essere: giustizia, dignità, responsabilità, impegno.
Parla  del lavoro di Libera e della sua storia importante: del gruppo Abele,  di Narcomafie, del sostegno ai familiari delle vittime della mafia -"che tutti dimenticano", soprattutto i più umili.Evidenzia il suo impegno pastorale che non accantona mai. Cita una madre incontrata, che gli ha raccontato che si sente umiliata quando suo figlio viene ricordato come "uno degli agenti della scorta".
Ricorda don Puglisi e una chiesa che "non è solo baci e bacetti alla Madonna".
Racconta aneddoti ed episodi: l'incontro del papa polacco e i genitori del giudice Livatino o la soria di don Peppe Diana, anch'esso ucciso dalla camorra e il tentativo di delegittimarlo.Parla del pade di don Diana, ora morto, che ho conosiuto anchi'o due anni fa a Casal di Principe con Don Armando.
Potremmo ascoltarlo per ore, quest'uomo sempre dalla parte degli ultimi, che tocca l'animo umano come nessuno.
Racconta una cosa personale, quando scampato ad un attentato, sua madre qualche mese dopo scopre la notizia dalle pagine di un quotidiano e non riuscirà più a dormire. Dice che da quel giorno ha visto l'inizio della fine della mamma. Parla anche del padre, morto pochissimo tempo fa.
I ragazzi ora fanno domande e lui risponde a tutti con affetto e precisione, poi guarda l'orologio, è quasi l'una.
Il commiato è bellissimo: si alza, accetta di fare una foto di gruppo, che scatto con piacere, abbraccia tutti con calore.
Quei ragazzi che due ore prima l'hanno accolto in silenzio e con soggezione lo salutano:-ciao Luigi, a presto.
A tutti dice di tenere duro, rassicurandoli. Molti sono abbracciati, come fossero figli.
Poi s'intrufola fra gli agenti della scorta e via.
Così si contribuisce alla "Rivoluzione gentile".
Hasta siempre Don Luigi Ciotti.
gs