venerdì 6 luglio 2012

Lettera a Fabrizio F.

Caro Fabri, avevi ragione tu, una delle ultime volte che ti ho visto prima che "andassi", quando  mi raccontavi dei film che vedevi a casa tua con gli amici di sempre: -"Conviene uscire poco la sera, c'è poco da fare". Lo diceva in una canzone anche Lucio Dalla, quante volte l'abbiamo cantata. Come avevate ragione tu e Lucio Dalla; non esco più volentieri, eppure è Estate. Le feste dei partiti, non le reggo più: linguaggi triti e difficili da capire. Mia figlia per esempio, che studia bene, e bazzica Libera di tanto in tanto, quei linguaggi lì non li capisce e lo dice candidamente.Tutti hanno ragioni da vendere. Anche la festa dell'Arci dice poco. Autoreferenziata . Ricordi l'Arci di un tempo? Se non ci si divertiva ci sembrava di non aver ottenuto risultati. "Quanto si guadagna! Boh!!!". A volte si riscuotevano a Natale i lavori dell'Estate, altri tempi. I concerti poi non scaldano più, Pisa e non solo la città é senza un cuore e la colpa è di tutti. Sarà che invecchio e vivo con la testa all'indietro, ma queste sono le sensazioni che provo. Sto con Giovanna, aspetto l'imminente chiusura della Provincia cercando di svolgere il mio ruolo con lealtà e giro l'Italia occupandomi di antimafia sociale.Ne eri interessato gli ultimi tempi quando te ne parlavo e come ti ci avrei visto bene in Sicilia a lavorare sulle terre confiscate. Porca miseria!
Spesso vado al mare, tu sai quanto mi piace e poi ho riscoperto il mio paese dove sono nato e vissuto. Molina di Quosa. Lì trovo gli amici di sempre e fermo il tempo. Scrivo anche racconterelli semplici del mio paese, che fissano le cose e aiutano ad alimentare la memoria. Ti ricordi quando nel 1984 il PCI molinese ci permise di fare il campeggio dentro la festa dell'Unità coi ragazzi del "villaggio cento fiori" occupato? Conservo ancora una foto che mi scattasti e mi ritraeva "bellissimo"... almeno così diceva Giovanna.
La sera poi, quando sto in casa, e come ti dicevo accade di frequente, leggo molto. Dickens, ti ricordi quando mi esortavi a leggerlo ed io ero ero fissato con Garcia Marquez e Cent'anni di solitudine? Sto leggendo ora lo scrittore inglese, con piacere, e così Flaubert. Mi dicevi che l'Educazione Sentimentale era uno dei più grandi romanzi dell'Ottocento e mi sfinivi con Madame Bovary, che alla fine ho letto più di una volta. Tu, libraio di mestiere ed esperto di letteratura inglese e francese. Che spasso e che discussioni. Quanti libri ci siamo regalati e quanti ne avevi in casa. E Vittoria, quella matta, quanto leggeva. Con la stessa forza con cui affrontava il mondo e spesso si faceva male. E ricordo Oliver Twist, letto al campeggio ai ragazzi la sera tardi, che tempi!;e le fiabe di Calvino e Benni di "Prima o poi l'amore arriva".Benni che poetava:-" Non dare il culo a chi non sa capirlo" e noi che lo spiegavamo scientificamente, non prima di averlo declamato, magari dopo Baudelaire. Che cazzoni eravamo. E come si rideva. OH!... più mi guardo in giro e più mi convinco che nessuno ride come si rideva noi....
Di questi tempi fuori fa caldo e c'è davvero poco di interessante. Sabato sera ceneremo a casa mia con Beppe e altri amici, pochi. "Il troppo stroppia ormai", lo dice sempre mia madre. Festeggeremo il mio compleanno e ti rammenteremo appena un attimo, quando basterà, ma sarai lì con noi.
Tu zitto zitto, ogni tanto mettici la mano sulla spalla, come hai sempre fatto. Ci farà bene.
Ciao amico mio e buon compleanno.
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