martedì 2 ottobre 2012

Corruzione


La corruzione in Italia ha raggiunto livelli allarmanti e può crescere ancora se non si contrasta in modo netto approvando norme adeguate. Lo confermano i dati, i fatti e le storie del dossier “Corruzione, le cifre della tassa occulta che impoverisce e inquina il paese”, presentato questa mattina da Libera, Avviso Pubblico e Legambiente, presso la sede della Fnsi, a Roma.
 
“La corruzione tiene in ostaggio la democrazia del nostro Paese – ha dichiarato Don Luigi Ciotti, Presidente di Libera – e se non ci sarà una trasformazione profonda e radicale delle coscienze, la via del rinnovamento sarà sempre e solo apparente. Il problema più grave nel nostro Paese non è solo rappresentato dai corruttori, ma soprattutto da quanti guardano e lasciano fare”.
Il Prof. Alberto Vannucci, docente dell’Università di Pisa e autore del libro Atlante della corruzione (Edizioni Gruppo Abele) ha affermato che “la percentuale dei cittadini italiani che si è vista chiedere una tangente, secondo i dati Eurobarometer 2011, è del 12 per cento, contro una media europea dell’8 per cento. Si tratta quindi di circa 4 milioni e mezzo di cittadini italiani. Non solo – ha continuato Vannucci –, secondo l’indice di percezione della corruzione di Trasparency International, negli ultimi due anni l’Italia ha registrato il più alto livello di corruzione percepita, superando di gran lunga anche i paesi più corrotti del Terzo Mondo”.
“La corruzione ha attaccato il concetto di Res pubblica – ha affermato Vittorio Cogliati Dezza, Presidente di Legambiente - Per questo chiediamo che vi sia un aggravio della pena e l’applicazione della norma che prevede la confisca dei beni anche per i corrotti”.
Pierpaolo Romani, Coordinatore nazionale di Avviso Pubblico, ha sottolineato come da due anni Avviso Pubblico stia conducendo una battaglia contro i costi economici e sociali dell’illegalità: “La Corte dei conti afferma che la corruzione sottrae agli italiani 60 miliardi di euro all’anno. A questi costi vanno aggiunti i 120 miliardi dell’evasione fiscale e i 150 miliardi delle mafie, per un totale di 330 miliardi annui. Questo significa che ogni cittadino italiano, neonati compresi, paga all’illegalità un costo di 5.500 euro annui. Di fronte a queste cifre, scandalose e inaccettabili, come si può dire che in Italia mancano i soldi per i servizi e gli enti locali? A questi ultimi, dal 2007 ad oggi sono stati tagliati più di 14 miliardi di euro. Bisogna dire con forza che le risorse per far ripartire e far crescere il Paese ci sono e vanno confiscate ai corrotti, ai mafiosi e agli evasori fiscali per essere restituite alla collettività. Come Avviso Pubblico – ha continuato Romani – abbiamo stilato un codice etico-comportamentale, chiamato “Carta di Pisa”, che si propone come strumento per costruire una politica anticorruzione dal basso. La Carta di Pisa afferma un principio ben preciso: in caso di rinvio a giudizio per reati di mafia e corruzione, l’amministratore pubblico che l’ha sottoscritta si impegna a dimettersi immediatamente. Chi ricopre un incarico pubblico ha un dovere in più, quello di essere e apparire onesto e trasparente, e di salvaguardare la credibilità dell’istituzione che rappresenta. Chi fa politica deve essere responsabile e scevro da ogni ombra, sia per quanto riguarda la sua vita pubblica che privata”.
 
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"Atlante della corruzione" in libreria dal 26 settembre

«La questione morale non si esaurisce nel fatto che, essendoci dei ladri, dei corrotti, dei concussori in alte sfere della politica e dell'amministrazione, bisogna scovarli, bisogna denunciarli e bisogna metterli in galera. La questione morale, nell'Italia d'oggi, fa tutt'uno con l'occupazione dello Stato da parte dei partiti governativi e delle loro correnti, fa tutt'uno con la guerra per bande, fa tutt'uno con la concezione della politica e con i metodi di governo di costoro, che vanno semplicemente abbandonati e superati. Ecco perché dico che la questione morale è il centro del problema italiano».
Enrico Berlinguer - 1981

Nonostante Tangentopoli e le indagini che riempiono ogni giorno le prime pagine dei giornali, la corruzione si fa sempre più penetrante e aggressiva, nei rapporti quotidiani e nella vita pubblica?
Per questo serve una guida, che aiuti a conoscere e a capire.
L'autore pone sette questioni fondamentali, articolate in altrettanti capitoli. Come un vero e proprio atlante, il volume fornisce preziose coordinate: il "che cosa", il "chi", il "quanto", il "perché", il "come", il "dopo" della corruzione e, ovviamente, il "che fare" contro questo malcostume nostrano. Riportando cifre e dati, testimonianze di atti giudiziari e articoli di giornale, l'Atlante entra nel merito della concreta situazione italiana. Non solo per denunciare, ma anche perimmaginare strategie volte al cambiamento.
Perché interrompere il circolo vizioso è possibile e, con uno sguardo a chi, nel mondo, lo ha già fatto, raggiungendo risultati insperati, Vannucci riesce ad accludere alle pagine dell'Atlante un messaggio di speranza, per andare concretamente oltre l'indignazione.

Alberto Vannucci, professore di Scienza politica presso l'Università di Pisa, da anni si occupa di studi e ricerche sulla corruzione. Ha scritto tra l'altro, con Donatella Della Porta, Un Paese anormale. Come la classe politica
ha perso l'occasione di Mani pulite (Laterza,1999) e Mani impunite. Vecchia e nuova corruzione in Italia (Laterza 2007), The Hidden Order Of Corruption (Ashgate, 2012).