martedì 13 marzo 2012

Una settimana alla volta

Art. 1 Costituzione
L'Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro.
Una settimana dedicata al lavoro, alla difesa dei diritti e alla sua dignità
Manifestazione a Roma
Manifestazione a Pisa di Tilt e Casa della Donna a sostegno delle lavoratrici Omsa
E le tre righe della Mangusta

"di rosso vestite per le vie della città

in convegno o per strada le operaie della dignità

omsa incalzate, omsa incazzate

reddito lavoro libertà"


www.inmostra.blogspot.com

e libro del Marchetti
Storie di Piaggio amori e libertà.
e poi i grandi link

www.filastrocchediviola.blogspot.com
il mio amico professore ha un'anima grande, grande.


Ovidio

http://www.lavocedelserchio.it/vediarticolo.php?id=12859&page=0&t_a=il-problema-non-e-invecchiare-ma-invecchiare-bene

Dario
http://www.dariodanti.it/

www.lefilastrocchediarmando.blogspot.com

www.molinadiquosa.blogspot.com

E la foto di Cecco

e il libro"Music inn 1974-2011".
Personaggi, racconti, emozioni di ieri e di oggi, si ripercorrono . Quarant'anni di suoni afro-americani a Roma. Da Mingus a Bill Evans al grande Massimo Urbani, (ospitato per due volte e con onore  anche a San Giuliano nel 1990 e 1992.)
La storia del locale jazz voluto da Pepito Pignatelli e Giulia Gallarati.
sentitevi Massimo Urbani, nell'alto dei cieli.......


E il comunicato sulla Tav
Primo firmatario don Luigi Ciotti




Dopo mesi in cui la politica ha omesso il confronto e il dialogo necessari con la popolazione della valle, la situazione di tensione in Val Susa ha raggiunto il livello di guardia, con una contrapposizione che sta provocando danni incalcolabili nel fisico delle persone, nella coesione sociale, nella fiducia verso le istituzioni, nella vita e nella economia dell'intera valle.

A esserne coinvolti sono, in diversa misura, tutti coloro che stanno sul territorio: manifestanti e attivisti, forze dell'ordine, popolazione. I problemi posti dal progetto di costruzione della linea ferroviaria ad alta capacità Torino-Lione non si risolvono con lanci di pietre e con comportamenti violenti. Da queste forme di violenza occorre prendere le distanze senza ambiguità. Ma non ci si può fermare qui.

Non basta deprecare la violenza se non si fa nulla per evitarla o, addirittura, si eccitano gli animi con comportamenti irresponsabili (come gli insulti rivolti a chi compie gesti dimostrativi non violenti) o riducendo la protesta della valle - di tante donne e tanti uomini, giovani e vecchi del tutto estranei ad ogni forma di violenza - a questione di ordine pubblico da delegare alle forze dell'ordine. La contrapposizione e il conflitto possono essere superati solo da una politica intelligente, lungimirante e coraggiosa. La costruzione della linea ferroviaria (e delle opere ad essa funzionali) è una questione non solo locale e riguarda il nostro modello di sviluppo e la partecipazione democratica ai processi decisionali.

Per questo è necessario riaprire quel dialogo che gli amministratori locali continuano vanamente a chiedere. Oggi è ancora possibile. Domani forse no. Per questo rivolgiamo un invito pressante alla politica e alle autorità di governo ad avere responsabilità e coraggio. Si cominci col ricevere gli amministratori locali e con l'ascoltare le loro ragioni senza riserve mentali. Il dialogo non può essere semplice apparenza e non può trincerarsi dietro decisioni indiscutibili ché, altrimenti, non è dialogo. La decisione di costruire la linea ad alta capacità è stata presa oltre vent'anni fa. In questo periodo tutto è cambiato: sul piano delle conoscenze dei danni ambientali, nella situazione economica, nelle politiche dei trasporti, nelle prospettive dello sviluppo. I lavori per il tunnel preparatorio non sono ancora iniziati, come dice la stessa società costruttrice.

E non è vero che a livello sovranazionale è già tutto deciso e che l'opera è ormai inevitabile. L'Unione europea ha riaperto la questione dei fondi, dei progetti e delle priorità rispetto alle Reti transeuropee ed è impegnata in un processo legislativo che finirà solo fra un anno e mezzo. Lo stesso Accordo intergovernativo fra la Francia e l'Italia sarà ratificato solo quando sarà conosciuto l'intervento finanziario della UE, quindi fra parecchi mesi. E anche i lavori sulla tratta francese non sono iniziati né prossimi.

Dunque aprire un tavolo di confronto reale su opportunità, praticabilità e costi dell'opera e sulle eventuali alternative non provocherebbe alcun ritardo né alcuna marcia indietro pregiudiziale. Sarebbe, al contrario, un atto di responsabilità e di intelligenza politica. Un tavolo pubblico, con la partecipazione di esperti nazionali e internazionali, da convocare nello spazio di un mese, è nell'interesse di tutti. Perché tutti abbiamo bisogno di capire per decidere di conseguenza, confermando o modificando la scelta effettuata in condizioni del tutto diverse da quelle attuali. Un Governo di «tecnici» non può avere paura dello studio, dell'approfondimento, della scienza. Numerose scelte precedenti sono state accantonate (da quelle relative al ponte sullo stretto a quelle concernenti la candidatura italiana per le Olimpiadi).

Noi oggi chiediamo molto meno. Chiediamo di approfondire i problemi ascoltando i molti «tecnici» che da tempo stanno studiando il problema, di non deludere tanta parte del Paese, di dimostrare con i fatti che l'interesse pubblico viene prima di quello dei poteri forti. Lo chiediamo con forza e con urgenza, prima che la situazione precipiti ulteriormente.

Primi firmatari: 1) don Luigi Ciotti (presidente Gruppo Abele e Libera) 2) Livio Pepino (giurista, già componente Consiglio superiore magistratura) 3) Michele Curto (capogruppo Sinistra, ecologia e libertà, Comune Torino) 4) Ugo Mattei (professore diritto civile, Università Torino) 5) Marco Revelli (professore Scienza Amministrazione, Università del Piemonte orientale) 6) Giorgio Airaudo (responsabile nazionale auto Fiom) 7) Nichi Vendola (presidente Regione Puglia) 8) Monica Frassoni (presidente Verdi europei) 9) Michele Emiliano (sindaco di Bari) 10) Luigi De Magistris (sindaco di Napoli) 11) Tommaso Sodano (vicesindaco di Napoli) 12) Paolo Beni (presidente nazionale Arci) 13) Vittorio Cogliati Dezza (presidente nazionale Legambiente) 14) Filippo Miraglia (Arci) 15) Gabriella Stramaccioni (direttrice Libera) 16) don Armando Zappolin (presidente nazionale Cnca) 17) don Tonio dell'Olio (Libera international) 18) Giovanni Palombarini (giurista, già Procuratore aggiunto Cassazione) 19) don Marcello Cozzi (Libera) 20) Sandro Mezzadra (professore Storia dell dottrine politiche, Università Bologna) 21) Angelo Bonelli (presidente dei Verdi) 22) Norma Rangeri e il collettivo del "manifesto.

E la settimana dell'otto marzo, già aperta la volta scorsa.


E il vino del Cantoni
Friulano, Friuli Isonzo Doc, 14%, Tenuta Luisa, Mariano del Friuli (Gorizia). Bel bianco che nasce da vitigno lavorato in purezza, il Friulano - l’ex Tocai, così ribattezzato dalla vendemmia 2008, dopo la sconfitta nel contenzioso con l’Ungheria sulla titolarità di tale denominazione (anche se il Tokaj magiaro è un vino del tutto diverso, a partire dalle uve utilizzate) – i cui grappoli provengono da vigne con densità d’impianto pari a 4.500 ceppi per ettaro. Gli acini vengono trattati con macerazione a freddo, fermentazione in acciaio, permanenza su fecce nobili per 6 mesi, affinamento in bottiglia per ulteriori 2. Colore giallo paglierino intenso; aroma floreale (boccioli secchi e varietà di campo), fruttato (mela verde) con una nota tipica che ricorda il caratteristico sentore di mandorla amara; gusto rigorosamente secco, ma di moderata acidità, tanto da risultare rotondo

 E poi notizie che ti svegliano

A Palermo la Borsellino perde le primarie e qualcuno ride.
Il 5 marzo erano trent'anni che è morto John Belushi...
Morto Vincoletti, Sindaco partigiano di San Giuliano Terme.
Reti antianbulanti, vi propongo il parere di don Armando

"Vista la grave pericolosità sociale dei ragazzi africani che vendono sui
marciapiedi di Tirrenia, sarebbe opportuno pensare a strumenti di
dissuasione più efficaci della rete o della siepe ... Perchè non chiedere
all'esercito un aiuto? La nostra popolazione ed i nostri commercianti si
sentirebbero ancora più tutelati e tranquilli! Chissà perchè i nostri
amministratori non ci hanno ancora pensato ... forse non hanno trovato il
coraggio di dirlo, pensando che la Soprintendenza non avrebbe dato il
consenso."

Che triste pensare che questa è l' Italia per la quale i nostri partigiani
hanno combattuto!

Il Pd non va alla manifestazione della Fiom. Peccato si è perso un bellissimo spettacolo.

Enrico Letta dialoga col Manifesto. Trovatevi l'articolo.

Morta Lucia Mannucci del Quartetto Cetra


Giustizia per Placido Rizzotto


Dopo 64 anni dall’omicidio, il Vicario della Questura di Palermo Maurizio Agricola ha ufficialmente annunciato che è stato identificato, con certezza, il corpo di Placido Rizzotto, sindacalista corleonese che è stato ucciso dalla mafia corleonese il 10 Marzo del 1948.
Come ha spiegato il Dirigente del Commissariato di Corleone Filippo Calì “dal 2008 i familiari hanno sempre chiesto di poter dare degna sepoltura a Placido Rizzotto. Da allora con il personale del commissariato e grazie al rapporto di fiducia che c’è tra la Polizia di Stato e i cittadini corleonesi, tramite le indicazioni fornite da alcuni anziani, abbiamo individuato un sito su Rocca Busambra. Questo luogo indicatoci come il cimitero della mafia corleonese”.
Si tratta di una “foiba” di circa 50 metri di profondità, fondamentale è stata la collaborazione da parte dei Vigili del Fuoco per il recupero dei resti, nello stesso sito sono state rinvenute varie ossa di altri soggetti. Ci sono voluti due anni di lavoro per la scientifica che ha usato la migliore tecnologia internazionale per comparare i resti prelevati con quelli del padre Carmelo Rizzotto.
Ricordiamo che l’indagine è stata portata avanti con il Tribunale di Termini Imerese.
“Una giornata storica per Corleone ed i corleonesi – ha dichiarato il Sindaco di Corleone Iannazzo. Lo Stato ha vinto di nuovo contro le mafie annullando la prepotenza di Liggio che quel 10 marzo 1948 ordinó di buttarlo nella "ciacca" affinché non si ritrovasse più. Dopo vari tentativi oggi il risultato”.
Il nipote Placido Rizzotto ha affermato che oggi è un “grande giorno per la famiglia Rizzotto, accertata la verità sulla sparizione di Placido Rizzotto, l'impianto accusatorio della famiglia e di Carlo Alberto Dalla Chiesa è stato finalmente confermato.” L’allora Capitano Carlo Alberto Dalla Chiesa aveva fatto delle indagini che si sono concluse il 18 dicembre 1949, i Carabinieri avevano individuato il corpo, grazie al riconoscimento dei familiari di alcuni oggetti personali, e accusato i mandanti e gli esecutori dell’omicidio. Nel rapporto Dalla Chiesa si descrive proprio il sito: “Dopo alcune ore di ricerche alfine, occultata da una punta rocciosa che lo sottraeva alla vista dei meno pratici dei luoghi, venne rinvenuta una specie di foiba dall’ingressi molto ristretto, ma della quale non riusciva a scorgere il fondo. Una grossa pietra venne allora calata con una fune lunga 50 metri circa…” Ma la magistratura di allora non diede Giustizia a Placido e alla sua famiglia, infatti tutti assolti per insufficienza di prove. Quindi oggi è doveroso ricordare anche Dalla Chiesa che insieme alla famiglia e ad alcuni giornalisti avevano già allora scoperto la verità. “La Cgil – a firma del Segretario della Camera del Lavoro di Corleone Dino Paternostro e il Segretario della Camera del Lavoro Maurizio Calà - ringrazia per il brillante risultato la Polizia di Stato e la Magistratura, che hanno condotto indagini rigorose, coronate da questo importante successo. Placido Rizzotto è un martire della lotta per la democrazia e per la libertà in Sicilia, che la Cgil sta ricordando a Corleone con delle iniziative cominciate oggi e che si concluderanno domani, con una manifestazione in piazza Garibaldi”.

E per concludere

La frase della settimana del Cecchetti
"Abbiamo più fidanzate che consiglieri"

Buon proseguimento,
fra poco mi addormento.
gs