giovedì 19 giugno 2014

Tom

Tom Benetollo, l’ostinata rivoluzione di un giardiniere


Da bravo pado­vano ti chia­mavi Anto­nio. Ma per tutti, tranne tua mamma, sei sem­pre stato Tom.
Il nome te lo eri scelto da bam­bino, figlio di fer­ro­viere e fami­glia di con­ta­dini. La tua casa, a Peraga di Vigonza, con­fi­nava con il grande parco della villa padro­nale del paese. Un giorno il figlio dei signori ti aveva inti­mato: «devi obbe­dirmi, per­ché io sono Tom Bet­ta­nini». In realtà anche il suo nome era Anto­nio — lo chia­ma­vano così per sno­bi­smo di classe. E tu gli avevi rispo­sto: «Di qui non mi muovo, se tu sei Tom Bet­ta­nini allora io sono Tom Bene­tollo». Ti eri cam­biato il nome in un secondo, te lo sei tenuto per tutta la vita e ne andavi orgo­glioso. Del resto, la resi­stenza all’arroganza del potere l’hai pra­ti­cata e pre­di­cata per tutta la vita.
La rela­zione al tuo ultimo con­gresso dell’Arci nel 2002 si con­clu­deva con una cita­zione di Al Gha­zali, filo­sofo medio­vale per­siano: «Devi evi­tare di fre­quen­tare prin­cipi e sul­tani, per­ché dalla loro com­pa­gnia e fre­quen­ta­zione deriva gran danno. Ma se sei obbli­gato a fre­quen­tarli, evita com­pli­menti e adu­la­zioni, poi­ché Iddio l’Altissimo si adira quando ven­gono lodati mal­vagi ed oppres­sori»..........