sabato 28 gennaio 2012

Lettera a Fabrizio

Caro Fabrizio
non sai quanto mi dispiace averti visto poco nel periodo in cui mi sono occupato di San Giuliano; e soprattutto mi torna alla mente quando, dopo un po’ di tempo che non ci vedevamo, mi chiamasti, in una giornata di caldo bestiale, per chiedere a me e solo a me, cosa ne pensassi della decisione che avevi già preso (e che mi fece arrabbiare tantissimo) di abbandonare la casa al villaggio 100 fiori, lasciandola ad Alice; per finire in quella, a me mai piaciuta, sotto il cavalcavia dell’autostrada quasi a Putignano. Lo so, non ti piacque la mia reazione, ti aspettavi, eri abituato male, che ti dicessi che avevi scelto giusto. E invece cominciai a urlarti contro che eri il solito di sempre e che era giunto il momento di mettere te stesso e le tue difficoltà avanti a tutto. Non ci sentisti e facesti, come hai sempre fatto, come ti pare. Forse avevi ragione anche quella volta. Non ci lasciammo sereni quel giorno però, ci volevamo troppo bene e litigare così ci turbò. Stetti tanto tempo prima di venire a trovarti, finché un giorno, di forza, Giovanna me lo impose; glielo avevi chiesto tu, ma questo l’ho saputo solo in seguito. La casa non mi piacque, ma quel giorno feci buona faccia a cattiva sorte e non dissi niente che potesse turbarti. Quando traslocasti in quella vicino al tribunale, ti vidi rinascere e fui felice. Nel periodo in cui non ci siamo visti molto, Beppe, il grande Beppe Capuano, ti è stato vicinissimo, insieme ad altre tante care persone. Lui, Beppe ha fatto con te "un grande lavoro" ed è l’uomo più affidabile del mondo e mi è difficile non volergli un gran bene pensando a quanto ne ha voluto a te.
Io con gli anni ho recuperato tempo, testa e diciamo la verità, anche fantasia e non sai quanto mi manchi e quanto ci staresti bene dentro queste battaglia per la ricostruzione di una bella cultura di Sinistra, devastata dal berlusconismo.
Stamattina, dopo una passeggiata con Giovanna, tornato a casa mi sono messo a sistemare, si fa per dire, i libri nella libreria. Ma è solo un esercizio che mi rilassa, leggo titoli e metto da parte quelli che ho voglia di rileggere. Da uno scaffale basso è uscito fuori l’albo Pippo sballato di Frigidaire, del grande Andrea Pazienza che leggevamo tanto tempo fa e che mi hai voluto regalare poco prima di “partire”. Dentro, fra le pagine, ho ritrovato una tua lettera che spiegava perché lo davi a me, insieme a Pasolini di "Scritti corsari" e altri libri. Irregolari, comunisti eretici, scrittori che mi hai donato nel tempo, quasi tu mi volessi ammaliare e strappare dalla sorte di “uomo delle istituzioni” che a te non era andata mai giù.
Ti ricordi, insieme a Cipillone, votasti anche contro la mia candidatura al comune di San Giuliano tanti anni fa nel 1990. Eravamo all’assemblea dell’Arciragazzi. Per il mio bene, vi giustificaste tutti e due e forse avevate ragione. Ma ora questo libretto di Pazienza è uscito fuori e con lui una maledetta lettera struggente e insieme ancora mille e belle immagini di un tempo. E' così.
Ricordi quando tanti anni fa, in una pausa del campo solare, a casa tua mi dicesti:-Noi che abbiamo studiato più di questi qui- riferendoti agli occupanti del 100 fiori- abbiamo l’obbligo etico di aiutarli culturalmente. Dobbiamo essere organici, trasferire il nostro sapere; e citando Gramsci dicesti che era necessario attivare una connessione sentimentale con loro. Questo è il mestiere che hai fatto tutta la vita. L’intellettuale, perché lo eri davvero amico mio, ma in mezzo alla strada, fra la gente semplice.
Far crescere la coscienza degli ultimi, i più deboli, che amavi sopra ogni altra cosa, al punto di annullarti in loro, era la tua vera vocazione. Grande amico mio, grazie per tutto questo, nessuno quanto te mi manca; e grazie per tutte le “sturiellet” che mi hai fatto vivere e insegnato, come quella su Pippo, del geniale Andrea Pazienza; che oggi leggo e rileggo, ridendo come quando lo facevamo insieme anni fa.

Sorridi amico mio

Gabriele

San Giuliano Terme, 22 1 2012