giovedì 12 gennaio 2012

Notizie dall'antimafia


Poteri occulti temono la buona amministrazione.
Intervista a Carolina Girasole, Sindaco di Isola Capo Rizzuto.

Nella tarda serata di sabato 7 gennaio, persone non ancora identificate hanno incendiato il portone del municipio del Comune di Isola Capo Rizzuto. L’intervento dei vigili del fuoco, avvertiti da alcuni passanti, ha evitato che le fiamme si estendessero all’interno del palazzo comunale, la cui struttura è realizzata quasi interamente in legno. Non è la prima volta che Carolina Girasole, sindaco di Isola Capo Rizzuto e Vice Presidente di Avviso Pubblico, e il suo Comune sono oggetto di atti intimidatori e minacciosi. Avviso Pubblico ha contattato telefonicamente il primo cittadino di Isola Capo Rizzuto per esprimere la solidarietà e il sostegno di tutta la rete nazionale degli enti locali antimafia e per capire quello che è realmente successo e come intendono andare avanti.

Secondo il Comandante Provinciale dei Carabinieri Antonio Mancini si tratta di una bravata ad opera di qualche ragazzo piuttosto che di un’azione intimidatoria legata all’amministrazione comunale. Crede che possa essere vera questa conclusione?

Ho discusso a lungo con il Comandante Provinciale dei Carabinieri Antonio Mancini riguardo la possibilità che si tratti di una bravata di qualche ragazzo, piuttosto che di un’azione della criminalità organizzata ma, anche se spererei che così fosse, penso che questa conclusione sia troppo affrettata. Mi sembra alquanto strano e inquietante che dei ragazzini girino con l’alcol per provocare l’incendio del portone del Municipio. Vorrei che i fatti fossero analizzati meglio e non sminuiti come si è fatto finora.
Lei continua quindi a pensare che si tratta di un messaggio lanciato da determinati poteri occulti che si oppongono alla crescita di Isola Capo Rizzuto? A chi si riferisce in particolare?

Quando parlo di poteri occulti in opposizione alla crescita sociale e civile di Isola Capo Rizzuto mi riferisco ad un potere che ha amministrato nel passato questo Comune e ho già fatto nomi e cognomi nelle sedi di competenza. Ritengo, infatti, che non si tratta dell’opera della criminalità organizzata ma di un gruppo di potere occulto che vuole tenere Isola Capo Rizzuto nelle condizioni in cui si trovava prima, per poter gestire meglio i propri interessi. Ci sono poteri ai quali evidentemente danno fastidio la continuità amministrativa che stiamo assicurando ed il nostro impegno sul concetto di bene comune che stiamo tentando di diffondere soprattutto tra i giovani. Sono poteri che vogliono indebolire le Amministrazioni, perché solo così possono governare gli enti locali sostituendosi al popolo.
Quali sono secondo lei i motivi di simili minacce?

Il motivo è uno solo. Coloro che agiscono in questo modo lo fanno per mandare via l’attuale amministrazione comunale. Nel mio Comune infatti c’era un sistema incrostato, fatto di corruzione e di raccomandazioni, che l’amministrazione comunale ha cercato di modificare da quando è stata eletta dal popolo. Questi cambiamenti hanno molto infastidito i gruppi di potere che, ovviamente, tentano di scoraggiare e intimidire l’amministrazione per mandarla via, così come hanno fatto anche in passato.
Quali sono gli ultimi progetti che avete messo in atto?

Proprio venerdì scorso avevamo dato notizia di alcuni progetti del Comune destinati ai giovani per l’utilizzo a fini sociali di quattro immobili confiscati all’ ‘ndrangheta. Fa specie che questo atto intimidatorio sia avvenuto a solo un giorno di distanza da questa notizia. A me non sembra una coincidenza e non escluderei che l’incendio del portone del Municipio sia stato causato a seguito delle ultime decisioni prese.
Dopo tutto quello che le è successo in questi anni pensa di continuare a portare avanti il suo mandato?

Porterò sicuramente a compimento il mio mandato, così come è stato deciso dai cittadini quando mi hanno eletta alla guida del Comune di Isola Capo Rizzuto. La volontà del popolo è sovrana ed io continuerò a dare il massimo impegno per non deluderli. Tutti devono sapere e capire che nessuno può permettersi di intimidire un’amministrazione locale con lo scopo di farla dimettere. L’intimidazione che abbiamo subìto sabato, così come tutte le altre, hanno questo scopo ma io combatterò fino alla fine affinchè questo non avvenga. La verità è che la stabilità delle amministrazioni comunali consente una crescita del territorio che, evidentemente, ad Isola Capo Rizzuto qualcuno non vuole.
Come si comporta la società civile quando avvengono questi episodi?

Diciamo che come sempre ci sono coloro che ti stanno vicino e coloro che invece provano piacere nel vedere che le tue paure crescono sempre di più. Ma non per questo bisogna mollare la presa, anzi. E’ necessario proseguire nel lavoro di ripristino della legalità sui territori a più alto rischio mafioso, come nel caso di Isola Capo Rizzuto.


Minacce al giornalista e scrittore Giovanni Tizian.
Avviso Pubblico esprime solidarietà

 Avviso Pubblico esprime la propria vicinanza e solidarietà a Giovanni Tizian e ai suoi famigliari, dopo aver appreso la notizia che allo scrittore e giornalista della Gazzetta di Modena è stata assegnata una scorta, in seguito alle minacce criminali di cui è stato fatto oggetto.
Avviso Pubblico auspica che in tempi rapidi la magistratura e le forze dell’ordine individuino i responsabili di questi ignobili e vili atti intimidatori affinché rispondano delle loro azioni secondo i termini previsti dalla legge.
Purtroppo, con Tizian, si allunga la lista dei giornalisti italiani –diversi dei quali precari – minacciati perché scrivono di mafia e criminalità. Giovanni Tizian non è solo e non sarà lasciato solo. Siamo certi che egli continuerà a scrivere con la stessa competenza e passione che abbiamo imparato a conoscere e ad apprezzare in questi anni, anche con il suo ultimo libro“Gothica. ‘ndrangheta, mafia e camorra oltrepassano la linea”.

Con Giovanni Tizian e da Sud
Io mi chiamo Giovanni Tizian. Fa le inchieste sulle mafie al Nord. Costretto a vivere sotto scorta. Succede in Emilia Romagna al giornalista Giovanni Tizian. Una campagna per difendere il cronista e militante dell’associazione daSud.
Giovanni è figlio di Peppe Tizian vittima innocente della ‘ndrangheta. Ha appena pubblicato il libro-inchiesta: “Gotica. ’Ndrangheta, mafia e camorra oltrepassano la linea”
La politica ha cancellato la parola mafia dal vocabolario pubblico, l’informazione ha finto di non vedere, le associazioni e i movimenti hanno sottovalutato. E invece la mafia al nord c’è, fa affari, è pericolosa, sta dentro i processi economici e sociali. E non vuole essere disturbata.
Così nella civilissima Emilia Romagna può accadere che a Giovanni Tizian, un giornalista precario di 29 anni, impegnato sul fronte antimafia con l’associazione daSud, venga assegnata una scorta. Per il suo lavoro di inchiesta sulle mafie al Nord. Un lavoro coraggioso, vero, che pochi giornalisti fanno. E che tutti dobbiamo difendere.
In questi anni Giovanni ha scritto inchieste raccontando il volto reale delle mafie al nord svelando – sulla Gazzetta di Modena, su Linkiesta.it, su Lettera 43, Narcomafie – ciò che accade in Lombardia, Piemonte, Liguria e Emilia Romagna.
L’ha fatto spesso in solitudine, una solitudine doppia, inaccettabile: quella di chi racconta una verità che nessuno ha la voglia o l’onestà intellettuale di sentire. E la solitudine di chi fa il giornalista con passione, rigore, professionalità. Ma lo fa da precario, senza le tutele di cui godono i giornalisti e gli scrittori famosi, quelli che pubblicano con le grandi case editrici, quelli che scrivono sui giornali nazionali.
In questi anni al giornalismo, ha voluto affiancare il suo impegno antimafia con l’associazione daSud: Giovanni infatti ha vissuto sulla propria pelle la violenza della ‘ndrangheta. È figlio di Peppe Tizian, ucciso il 23 ottobre del 1989. Era nato a Bovalino, in provincia di Reggio Calabria. Era un funzionario di banca «integerrimo», dicono gli investigatori. Aveva solo 36 quando l’hanno ammazzato. Il suo omicidio è rimasto senza colpevoli. Giovanni era ancora un bambino. Ha tenuto per sé questa storia per quasi venti anni. Nel 2008, durante la Lunga Marcia della Memoria di daSud, la decisione di condividere la sua storia e di iniziare l’impegno antimafia. Da allora ogni anno daSud dedica una parte delle proprie attività al ricordo di Peppe Tizian: sul luogo dell’omicidio, a Locri, lungo la statale 106 due anni fa è stato realizzato un murales.
Proprio a partire dalla sua esperienza personale Giovanni Tizian ha scritto un libro sulle mafie al nord. Si intitola “Gotica. ’Ndrangheta, mafia e camorra oltrepassano la linea”, lo ha pubblicatola casa editrice Round Robin, la casa editrice con cui daSud ha deciso di costruire il suo racconto delle mafie e dell’antimafia con inchieste, romanzi e fumetti. È un lavoro straordinario, Gotica, documentatissimo, che offre anche ottime chiavi di interpretazione delle attività dei clan. Racconta gli intrecci con la politica, con l’economia, con le professioni. E i traffici di droga, il pizzo, l’usura, il gioco d’azzardo. Racconta il giro dei soldi. I soldi dei clan.
«Sono sicuro di riuscire a trovare il modo di continuare a fare il mio lavoro. Non penso che un giornalista possa cambiare il mondo, ma credo nell’utilità sociale del mestiere di giornalista», dice Giovanni.
Continuerà a fare il suo lavoro. Lo farà meglio di prima. E avrà sempre al suo fianco daSud, la sua associazione. Insieme non indietreggeremo di un solo passo, insieme continueremo a raccontare le storie nascoste o dimenticate di mafia e antimafia di questo Paese.
Ma la sfida che i clan hanno lanciato a Giovanni è una sfida lanciata all’Italia che resiste e che vuole cambiare: a tutti il compito di organizzare un grande movimento di scorta popolare e civile. Associazioni, gruppi, comitati, partiti, singoli, giornalisti, organizzazioni, personaggi, artisti, trasmissioni radio e tv, giornali, amministratori, scrittori: tutti quanti possiamo fare molto per non fare sentire soli Giovanni e la sua famiglia. E per garantire che possa fare tranquillamente il suo lavoro.
Parte da oggi la campagna “Io mi chiamo Giovanni Tizian”: incontri, iniziative, presentazioni, dibattiti, campagne web e di comunicazione.
Per aderire inviare una mail a iogiovannitizian@dasud.it

Contatti 347 8463931
Fondazione Caponnetto:
"La mafia in Toscana fattura 15 miliardi di euro"
fonte Pisanotizie.
Il Rapporto 2011 della Fondazione rivela che, oltre al protagonismo economico ormai ben conosciuto, esiste un rischio, ovvero chele mafie riescano a perforare gli "anticorpi" della società toscana colonizzando il territori. Al centro degli interessi gli appalti della ricostruzione, ma da monitorare anche i passaggi di proprietà di alberghi e pubblici esercizi
La Toscana "non è una terra di mafia", ma "la mafia è presente, fattura sempre di più, 15 miliardi di euro, ed è una terra in cui ci sono i primi rischi di colonizzazione mafiosa, rischi che fino all'altro giorno non erano presenti. Un trend in crescita in tutte le città". Sono queste alcune delle considerazioni fatte da Salvatore Calleri, presidente della Fondazione Antonino Caponnetto, presentando in questi giorni il rapporto 2011 sull'attività delle mafie nella regione.
Il presidente della Fondazione ha ricordato che "la Toscana è una terra ricca, che piace per gli investimenti", dove "ancora non si paga il pizzo, mentre invece è molto presente l'usura", e sono attivi sia gruppi italiani che stranieri.
Tuttavia, ha affermato Calleri, nella regione "non c'è nessuna sottovalutazione del problema, anzi le forze dell'ordine e le Prefetture sono attentissime; e non si sono ancora registrati casi di collusione tra mafie e classe politica".
Piuttosto, fa paura la crisi economica, a fronte della disponibilità di denaro delle organizzazioni criminali, che potranno così investire in attività imprenditoriali lecite: "Bisogna stare attenti a non fare patti col diavolo", ha affermato ancora il Presidente della Fondazione invitando a monitorare i passaggi di proprietà di alberghi e pubblici esercizi.
Nel rapporto si fa una precisa descrizione delle varie mafie che insistono sul nostro territorio da quelle straniere in particolare la russa e la cinese fino a quelle italiane: dalla camorra, alla ‘ndrangheta a Cosa Nostra.
Al contempo si evidenzia un rischio di infiltrazioni mafiose anche per la ricostruzione post-alluvione in Lunigiana: "Le ricostruzioni vanno sempre controllate attivamente - ha spiegato - come ci dimostra l'Abruzzo: abbiamo scoperto che là la 'ndrangheta stava raggiungendo accordi direttamente coi privati, per bypassare i controlli pubblici''.