martedì 5 febbraio 2013

Una settimana alla volta

La settimana a Pisa  inizia con un gran giornalista dell'antimafia, Attilio Bolzoni che presenta il film e il libro, Uomini soli.
E poi giornate della memoria e qualche discorso a bischero qua e là.
Ma bravo, molto bravo Enrico Rossi che guida 500 ragazzi sul treno della memoria, verso i campi di sterminio.
Monti fa continue sbandate e la sua fine sarà "coi fagioli"
perchè molti adepti della prim'ora sceglieranno il Caimano che è molto più bravo ad essere stronzo.
E la sentenza su Ustica fa giustizia a una robaccia che ci ha attanagliato per anni.
Addio a Cecina ed una chiesa sconsacrata piena di storie che gli si fanno strette intorno.
E addio a Felloni. Un gran comunista.
A San Giuliano si strappano ancora i manifesti. Ma lì di questi tempi può accadere di tutto. Urge rapido recupero identitario, chessò una foto su ogni palazzo di Walter Pistelli.
In una vineria ritrovo dopo 10 anni Rolf Freitag, mitico tedesco di Toscana che favorì il gemellaggio con Bad Tols.
Luciano Gallino vota Sel e scombicchera i piani di certi intellettuali del dopo cena.
Auguri invece alla signora Cannamaria a cui voglio bene.
Una giunta politico-programmatica invece mi fa trattenere le lacrime
E viaggiando qua e là mi imbatto in una Rivoluzione civile nervosa. Se si è civili non si può essere nervosi....
E mentre Giov che bacio mi diventa bibliotecaria e Dudu si sfinisce di Biochimica, Marcon candidatura d'eccellenza di Sel, strappa un appello significativo e fa un ottimo passaggio a Pisa.
A Molina si parla di Tonfo e Buzzigoli, due comunisti maestri di popolo.
E Nichi a San Miniato, me lo raccontano strepitoso.
Ma è bella la definizione di Paci che gli conta i peli sullo stomaco ed io concordo.
Nichi un orango/poeta....
Con i compagni di Sel Lungomonte (i mangiatori di polvere) preparo iniziative elettorali
Mentre col Coordinamento provinciale per la legalità dò il via alla compagna contro la corruzione" Riparte il futuro"
A Pisa Sel fa una buona conf stampa sui temi locali, ed io spero possa servire al futuro.
Buono anche l'appello per l'ex colorificio di Settis, Rodotà....
Poi sabato pomeriggio fra una pioggia e l'altra, "vado in gita"al cimitero di Molina a far foto agli amici trapassati e quel silenzio strapazza....
Al cinema per Lincoln invece rischio la dormita alla grossa.....
Ma domenica mattina il sole ci accoglie sull'argine a camminare coi fratelli Mordà (io sembro Peppino Di Capua delle camminate, indico la rotta) Beppe e Elena con pranzo finale da Cipillo.
E bravo Holden sulle carceri.
 E grande Italia del  rugby.
 Iaccona su F35 ci spiega bene.......
Poi si chiude con Bollani, Petrella e Joe Barbieri, musica per orecchie fini.
Ma il meglio della settimana è la risposta di Erri De Luca a Giovanardi.
Uno schiaffo secco che ravviva l'anima, cosa che di questi tempi non guasta.
Ecco qua.

«Stefano Cucchi era in carcere perché era uno spacciatore abituale. Poveretto, è morto, e la verità verrà fuori, soprattutto perchè pesava 42 chili. La droga ha devastato la sua vita, era anoressico, tossicodipendente… E poi il fatto che in cinque giorni sia peggiorato… Certo, bisogna vedere come i medici l’hanno curato. Ma sono migliaia le persone che si riducono in situazioni drammatiche per la droga, diventano larve, diventano zombie: è la droga che li riduce così»
Carlo Giovanardi, Sottosegretario con delega per la lotta alla droga, “co-ideatore” della legge Fini-Giovanardi.
Senza la quale Stefano Cucchi sarebbe ancora vivo.

Erri de Luca, su Liberazione, risponde alla sua insopportabile dichiarazione con queste righe.

Il potere dichiara che il giovane arrestato di nome Gesù figlio di Giuseppe è morto perché aveva le mani bucate e i piedi pure, considerato che faceva il falegname e maneggiando chiodi si procurava spesso degli incidenti sul lavoro. Perché parlava in pubblico e per vizio si dissetava con l´aceto, perché perdeva al gioco e i suoi vestiti finivano divisi tra i vincenti a fine di partita. I colpi riportati sopra il corpo non dipendono da flagellazioni, ma da caduta riportata mentre saliva il monte Golgota appesantito da attrezzatura non idonea e la ferita al petto non proviene da lancia in dotazione alla gendarmeria, ma da tentativo di suicidio, che infine il detenuto è deceduto perché ostinatamente aveva smesso di respirare malgrado l’ambiente ben ventilato. Più morte naturale di così toccherà solo a tal Stefano Cucchi quasi coetaneo del su menzionato.

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