BUONE FESTE
Era
scritto con un pennarello grosso sul davanti di una scatola
bianca.
La
scatola era coperta da un tappo con intorno incollato un
filo
argentato, di quelli che servono per addobbare gli alberi di
Natale.
Ora mi pare che si usino sempre meno.
In
mezzo al tappo una feritoia artigianale fatta con le forbici,
per
consentire il passaggio delle monete.
Era
fatta così, senza tanti fronzoli, la cassetta delle mance
delle
feste di Natale, nella bottega di barbiere di mio padre.
Quando
mancavano una decina di giorni al Natale, la scatola
appariva
su uno degli armadietti bassi sotto lo specchio, in
mezzo
a forbici e rasoi. E accanto alla scatola i calendarietti
profumati,
un po’ scostumati per quell’epoca (ma il mio babbo
non
esagerava mai).
Il
“ragazzo di bottega”, una volta finito il servizio, faceva
gli
auguri al cliente, consegnava il calendarietto, e intascava la
mancia
che finiva dentro la scatola sul bancone.
Li
ricordo tutti i calendari, uno per uno. Verso la fine di
novembre,
quando arrivavano, aiutavo mio padre a sistemarli.
Già
l’apertura del pacco era poesia, perché immediatamente
venivi
colto da un profumo che ti rimaneva nel naso per tutta
la
notte. E poi andavano imbustati e anche guardati, naturalmente…
si
sa che il figlio di un barbiere su “certe tematiche”
cresce
prima (a proposito di educazione sentimentale!)… ed io,
fatta
la lezione di scuola, cominciavo la lezione di vita: dopo
le
sei andavo in bottega dal mio babbo e ascoltavo, ascoltavo,
fingendo
di leggere «Hurrà Juventus»…
I
calendarietti profumati con le nappine e le donnine osé
stavano
dentro una bustina trasparente e a misura.
Di
solito venivano tenuti nel portafoglio. Dopo averli imbustati,
il
mio babbo, senza dirlo alla Piera – la mia mamma
(se
no avrebbe urlato come una matta) – me ne regalava uno,
chiedendomi
un patto di lealtà: non farlo vedere a nessuno prima
che
iniziasse la distribuzione in negozio. Ed io rispettavo il
patto,
perché il mio babbo si fidava di me ed io ci tenevo alla
sua
fiducia. Così è sempre stato, per tutta la vita.
Comunque,
a quel tempo – intorno alla fine degli anni Sessanta
primi
Settanta, avevo poco più di dieci anni – tenevo per
più
di due settimane il calendarietto in cartella con le donnine
in
bella mostra.
Vicino
al Natale i calendari cominciavano a essere consegnati
e
allora io potevo farli vedere ai miei amici.
Col
tempo le donnine si sono scollacciate, di solito erano
attrici
o modelle in voga in quel periodo.
Ne
ho ritrovati alcuni: uno con una Laura Antonelli bellissima,
correva
l’anno 1975.
Ma
lì ormai ero cresciuto e la magia, quella della scoperta
vera,
era già finita.
Comunque,
Buone feste.
Gabriele Santoni
Da Molina mon amour
Storie di un paese del lungomonte
pisano
ETS 2012