giovedì 27 giugno 2013

In vacanza con Giov, senza il tempo per il notaio. Baci.

Egeo
Vado finalmente in ferie con Giovanna.
Avevamo programmato questo viaggio nelle isole "basse" dell'Egeo da diversi mesi.
Mi piace sognare di andare ad Atlantide. Abbiamo trovato  per qualche giorno, un albergo davanti alla Caldera di Santorini con i vulcani in faccia; prima però  Creta e le spiagge con le palme, e dopo Rodi a Lindos, il paese bianco...
Si parte. Vengono con noi due amici carissimi, del cuore: il Bui e la Daniela. Belli e speciali, come Giov.
Mentre mi affaccendo a chiudere le ultimissime questioni del lavoro... (bilancio Provincia approvato, delibera dei trasporti,con qualche taglio estivo ahimè, lista delle priorità da riprendere in mano il 20 luglio....) penso da un lato a questo momento di "festa" e al mare, ma anche ai libri che voglio leggere: Paul Auster, i verbali dell'Einaudi, il sarto di Ulm di Magri e altre cosucce che da un po' mi aspettano.
Guardo con piacere lo  zaino stupendo della Patagonia che ci hanno regalato e mi trastullo. Poi, a mezza mattinata, un amico mi telefona, e ridendo dice subito:-
"E' vero che ti ricandidi a fare il Sindaco a San Giuliano?"
Rispondo al volo:-"Ma chi te l'ha detto..."
"In piùddìuno... caro mio.." e ci ride.
dico-"Oh, ma devo fare una lettera e portarla dal notaio per dire che un'esperienza che si è già fatta, a mio avviso, non si deve ripetere? E poi ho rilasciato un'intervista chiara al Tirreno, a ottobre, che diceva di no! Ma i giornali non li legge più nessuno?
Il mio amico continua a ridere e mi saluta. Aggiunge però:-
"Tutti dicono che smettono;hai mai visto nessuno farlo? Se ti ricandidi ti voto, anche se il tuo partitetto non l'ho mai votato. Ciao, buon viaggio caro mioooo!!!-"
Preso alla sprovvista, mi chiedo come mai, qualcuno continui a tirarmi in mezzo.
E ci rimugino sopra. Perchè mi vogliono bene, penso. Oddio se mi volessero bene non me lo direbbero nemmeno, visto la fatica che si fa, almeno che ho fatto io. Poi penso più a fondo.Non è che eventuali aspiranti (ma chi sono???), mettono in giro il mio nome per dissuadere i competitor, fare tabula rasa delle proposte altrui, per avere poi l'opportunità di presentarsi soli alla meta? Ma mi pare, la mia, una pensata troppo forzata e la metto subito da parte. Io, utilizzato per indurre a desistere... ma dai....
E allora? Non sarà mica che il partito a cui spetta il compito di esprimere un nome di prima fascia, non trova nessuno "col fisico giusto"? Mah! non sono problemi miei. Saranno i luoghi della politica locale a sciogliere i nodi. Sempre che questi luoghi, siano all'altezza dei programmi e delle proposte. E dei nomi giusti, aggiungo.
Il mio "partitetto" del Lungomonte, col suo segretario in testa, sta lavorando con umiltà e spirito di servizio e a settembre comincerà a dire la sua, sui temi che ci stanno a cuore; che hanno come priorità quella di dare "un'anima" alla Sinistra di governo di  San Giuliano."Prima di tutto la giustizia sociale..."
Speriamo di farcela, ma non mi pare questo il tempo delle scelte definitive, in particolare sui nomi.
Mica si parte dai nomi... si dice così no????????????
Va bene, allora ci levo la testa e la metto all'azzurro del mare che mi aspetta.
La lettera per il notaio però non la scrivo...  
Potrei perdere l'aereo.

g

mercoledì 26 giugno 2013

Treno in testa

Che questo mese di Giugno mettesse in fila una serie di eventi e festeggiamenti, lo sapevo e l'aspettavo con piacere.
Si è aperto con una gran cena insieme a Giovanna in un ristorante pisano di grandi passioni, ed è continuato con l'organizzazione e la festa dei 25 anni di matrimonio fatta a Molina, con i nostri amici più cari. Un momento di grande incontro collettivo che ci ha fatto tornare indietro negli anni, con il cuore.
E poi, sempre su una piazza di "casa mia", i racconti di Molina mon amour, recitati davanti a oltre duecento persone, dai miei amici d'infanzia. E una comunità che ti riconosce al suo interno da sempre e che non ti ha mai abbandonato nel corso di tutto questo tempo.
 Insieme a questo, le serate passate a organizzare un divertente viaggio in Grecia, che prenderà forma la mattina del 30 e mi vedrà con Giovanna e altri amici, girare fra le isole dell'Egeo per una ventina di giorni. Il mio viaggio di nozze mancato, di venticinque anni fa, dice mia madre.
Penso alla bellezza di questi momenti di felicità condensati in poche settimane. Lo sto facendo mentre frettolosamente raggiungo in scooter il mio posto di lavoro, dove di lì a poco avrò una riunione importante sui trasporti pubblici.
Sono in ritardo, sono già le otto e mezzo... sgasso e mi accingo a raggiungere il Ponte della Cittadella, per poi proseguire verso la Provincia, da via Battisti.
Sotto il cavalcavia della ferrovia trovo la fila... e all'improvviso fermo e in attesa di uno spiraglio per superare le auto davanti, sento passare un treno sulla testa.
La fila si muove, ma io resto fermo. Mia nonna diceva che i treni che ti passano "sulla testa" portano bene. E allora io sto al gioco. Mi metto di lato , spengo il motore, mi fermo e aspetto che il lunghissimo treno merci passi fino all'ultimo vagone.Qualcuno suona il clacson, uno addirittura apre il finestrino e grida di svegliarmi. Ma io sto lì, zitto  con gli occhi chiusi, ad ascoltare lo sferragliare dei vagoni. Ecco, ora ci siamo, il serpentone è passato, riapro gli occhi e posso ripartire.
Che questa poetica "fortuna" (!?) inaspettata, possa aiutarmi ad essere sempre me stesso.
 Felice, delle piccole cose quotidiane che mi accadono, quando meno te l'aspetti, come questa "del treno in testa".
buona estate
g

Sel del lungomonte


domenica 23 giugno 2013

Una settimana alla volta

Molinamonamour: non ci saranno repliche

Come la frase che il Brenda dice nello spot che ha aperto lo spettacolo, è vero, confermo  "Non ci saranno repliche".

Dopo la bella serata del 21 giugno primo giorno d'estate, organizzata dal Circolino Arci, con le letture in piazzetta del libro, il progetto Molinamonamour, chiude i battenti.
E' durato più di due anni. Nè troppo, nè troppo poco. Come le cose che ci piacciono.
Il primo scrittarello risale al maggio 2011.
In mezzo a tutto questo, molte persone contattate e un paese "delle meraviglie" che non ha fatto mancare l'appoggio, tragedie che ci hanno segnato la vita, amicizie risaldate e persone ormai fuori da Molina che mi scrivono; poi un librino e per finire uno spettacolo.
E allora un grazie in particolare a Simone Gabbriellini (il Brenda), Angiolino Bernardi (Fusto), Carlo Boccacci e Ale Della Croce (il Topino), con cui ho fatto lo spettacolino e preparato la presentazione del libro, il primo di dicembre scorso; e alla Paola di Bruno che ha venduto tutti i libri (aggratisse). Alla casa editrice ETS di Gloria Borghini. e al mitico DDHolden, l'editor...
E poi, grazie a chi mi ha aiutato a ricordare le storie: in tanti. Elencarli significherebbe fare un torto a qualcuno.
Grazie a Marrico Roventini (perchè sì), allo Straniero (Claudio Alderigi) piovuto vero e al Tordo (Antonio Orsini) che mi ha ispirato Molina mon amour, avendomi detto per una vita intera che eravamo la Parigi della Valdiserchio.
E poi grazie a tutti quelli che mi incontrano a Molina e mi ricordano dello Sceriffo o di Pioviscolo, anzichè dell'erba da tagliare o altri casini della politica di oggi.
Abbracci e baci tutti, per davvero.
Un librino sul tuo paese  può cambiarti la vita?
Non credo proprio. Certo può aiutare a ritrovare te stesso, i tuoi veri amici e rinnovare l'amore per una comunità che ti porti nel cuore, anche se sei in capo al mondo.
Mercì beaucup!
Molina mon amour.

mercoledì 19 giugno 2013

21 GIUGNO, sulla sera a Molina di Quosa

Il Brenda legge Molina mon amour
e con lui Angiolino che presenta
il Boccacci alle musiche
e Topino che fa mangiare.


Non ci saranno repliche.




Il Brenda

martedì 18 giugno 2013

Una settimana alla volta

          Agli amici e alle amiche, cari.


Io che son saltimbanco
e vi saluto e canto;
ma  anche un po’ gestore, 
dei pubblici bisogni,
l’impegno smisurato 
di far tornare i conti;
la politica vera, 
difficile e severa.
Io che ritorno a casa
sempre, tutte le sere.
Con la coscienza a posto
lontano dal potere.
Io  tenero o feroce
quando ce n’è il bisogno;
ringrazio tutti quanti
vi sento ancora intorno.
Ed i sorrisi, tanti
amici, un po’ teatranti;
e la passione, vera
che sgorga sulla sera.
E se pur camminando
nell’era della fretta,
abbracciato a Giovanna
non sento la stanchezza,
è  ché sto ancor cercando
Sinistra di bellezza.
                                                

domenica 16 giugno 2013

venerdì 14 giugno 2013

Spot. Molina mon amour, uno spettacolo



21 giugno 2013,  primo giorno d'estate
a Molina di Quosa
in piazzetta, davanti al circolo Arci
si terrà lo spettacolo  
Molina mon amour
letture dal libro e novità 
con
Simone Gabbriellini (Il Brenda)
 Angiolino Bernardi (Bassifondi Ubaldo)

musiche
Carlo Boccacci

L'inizio dello spettacolo è previsto per le 22.00

Alle 20.30 "Cena del popolo"
con lo chef  
Alessandro Della Croce (Topino)

Non mancate, non ci saranno repliche!

mercoledì 12 giugno 2013

Cantico del Provinciale



Sul monte pisano
a vedere i fuochi, da lontano
tenendosi per mano...
salendo piano.

Fino al palchetto "affacciato" 
sul mondo... teatro improvvisato
accompagnati da brezza d'estate
e cicale sfrenate.

Essere felici
lì con gli amici
E le carezze
senza certezze.

Tenendosi vicino... 
nel buio, col batticuore...
e un bicchier di vino
e l'amore

E poi il rumore e l'avviso
che annuncia la pariglia
e la meraviglia in lontananza
e l'inizio della danza
dei colori 
in cielo, che non ci lascian soli.

Guardando Pisa dal monte pisano
il Provinciale, umano
immagina la calca dei lungarni
tutti gli anni
le spinte ed i sudori 
i malumori, i cuori in affanno e i venditori
i buffi palloncini,
ai bambini sfuggiti,


e i vigili impazziti,
redarguiti 
da un assessore inquieto
e  mai cheto.

E il Provinciale pensa
ad una folla con gli occhi all'insù,
laggiù 
lontano dove non si vede quasi niente
solo rumore e vociar di gente.
 

I vecchi di paese, un tempo, ci insegnarono che i fuochi di San Ranieri, la notte del 16 giugno, andavano visti dall'alto dei nostri monti.Perchè solo così, si potevano godere nella loro essenza.
Anche i miei genitori mi portavano da piccolo "sulle piane" a vedere lo spettacolo pirotecnico e la luminaria.
E anche quando ormai da studenti, frequentavamo la città assiduamente, quella notte, il 16 giugno, tornavamo spesso  lassù a godere quelle immagini colorate, che da bambino mi incantavano.
Anche Giovanna ci portai il primi anno che l'ho conosciuta. Trent'anni fa ormai.
Con lei, ci sono tornato anche quest'anno... nel silenzio magico.

Poi i vecchi, aggiungevano anche con orgoglio provinciale, che vedere i fuochi dall'alto, ci permetteva di godere dello spettacolo, senza il bisogno di strusciarsi "ai cittadini" sui lungarni; che come è noto non sono mai piaciuti ai campagnoli di una volta.....

Ma questa è un'altra storia.
gs



martedì 11 giugno 2013

Una settimana alla volta


Cena con Giov lunga venticinque anni
e Adele che ci supera in fantasia...
e poi Ciotti che ci abbraccia a Pisa
e le prove dello spettacolo e i racconti
e Molina, ancora mon amour
e nuovi racconti per la prova generale
e il Pisa ai play off e allora alè alè...
e Nadal che botte!
e Ric entusiasmante e commovente poeta sul dramma di Cucchi 
e Fabguidi  che che ci sfama con affetto
davanti a un prato battuto dalla pioggia
e Giugno, che ci tiene in pugno, maledetto
e gli ombrelloni ancora chiusi che languono delusi e ...scolorati, svagati sulla spiaggia bagnata
e poi casini tanti.... e i più scontenti, a batter denti
e Danti in giunta con la cultura avvinta come l'edera (e vinceremo!!?)....... e trentatrè correnti di democristiani, tutti alti come nani.....
che guardan verso il sole con gli occhiali scuri.
ma il sole è spento.
"Si è spento il sole, chi la spento sei tu".....caro partito ingrato con i tuoi padri... ed anche il mio che non c'è più.
E tutti a cercare un telecomando per riavviarlo...quello stellone pallido, che ritarda anche questa estate...
Ma non saran  quei nani, il mondo di domani
Toccherà a qualcuno... presto, ripartire con destrezza... SdB.



venerdì 7 giugno 2013

Crocevia



Non era una posizione comoda quella in cui si trovava. Sdraiato per terra insieme ad altre quattro persone. Le braccia legate dietro la schiena con quei maledetti laccetti di plastica.
Rosso era andato in banca di prima mattina, convinto di dare una svolta alla sua vita.
 Era stato licenziato dalla casa editrice dove aveva lavorato per dieci anni.
Dopo la laurea in lettere, anziché fare i concorsi per insegnante, aveva preferito andare dove “i libri si fanno”. E ci era riuscito anche se non guadagnava molto. E intanto scriveva e scriveva. Ma fino ad ora niente. Solo premi a qualche piccolo concorso letterario locale e nient’altro. Ma il fuoco sacro della scrittura lo rendeva vivo, e il lavoro alla casa editrice lo faceva mangiare.
Poi c’era la Bianca. Bella e concreta. Medico del cuore, col doppio significato. Nel senso che il cuore glielo faceva battere ma anche che il cuore lo curava ai suoi pazienti dell'ospedale
E Bianca era l’ancora di salvezza. Il porto sicuro. Razionale,  passionale e bellissima. Col camice bianco e la biancheria intima sotto, come la sognava spesso di notte.
Poi la storia con la dottora era scemata e lui pian piano se ne era fatto una ragione.
Lei l’aveva lasciato con grande affetto e garbo. Se ne era andata per un periodo all’estero per una roba che non prevedeva grandi ritorni.
Il colpo era stato duro, ma "aveva avuto mille donne prima e poteva trovarne ancora mille", diceva a sé stesso. Bastava ricominciare a girare come una trottola e dormire un po’ meno. La droga, come i fighetti di oggi,che pensano di controllarla, no. Ne aveva viste troppe e conosceva la fine di quelle storie. Qualche drink in più, semmai, perché no.
E a girare aveva cominciato e di notte; e anche la scrittura gli era ritornata fluida. E scriveva di Bianca, convincendosi che aveva in testa il romanzo della vita.
Poi una mattina la notizia che non ti aspetti. La direttrice del personale della casa editrice, dove lavorava, l’aveva chiamato e gli aveva comunicato che a causa “della crisi”,  rientrava fra quelli che dovevano trovarsi un altro lavoro. Sarebbe stato risarcito economicamente con alcune mensilità;  ma, legge alla mano, potevano liquidarlo. Gli avevano messo in mano una lettera che lo licenziava in tronco. Letta col nodo alla gola, l'aveva piegata e messa nel portafogli.
Una frustata l’aveva colpito. Era vero che non guadagnava tantissimo, ma certo il minimo per una sopravvivenza dignitosa quello stipendio lo era. E dove lo ritrovava un nuovo lavoro, così al volo. E il romanzo che voleva scrivere, di certo gli sarebbe sfuggito…anche dalla mente.
Era un venerdì;  passò tutto il fine settimana solo in casa a rimuginare, poi nel pomeriggio della domenica l’illuminazione. La priorità era il romanzo. Il licenziamento era giunto a fagiolo. Avrebbe prelevato quei pochi risparmi che aveva, aggiungendoli alla liquidazione e sarebbe andato tutto l’inverno nella casa di suo zio all’isola d’Elba a scrivere.
Avrebbe potuto affittare anche casa sua agli studenti, almeno per quella stagione.
Un inverno di scrittura quindi e poi il libro che aveva sempre sognato.
Lunedì era andato in banca rinfrancato, a ritirare i risparmi. Qualche migliaio di euro.
Ne aveva prelevati 8000, lasciando pochi spiccioli sul conto. Per averli subito e in contanti, aveva dovuto parlare anche col direttore; ma ora erano nel suo portafoglio e coprivano abbondantemente la maledetta lettera di licenziamento che si portava sempre dietro.
D'un tratto, mentre salutava la cassiera, aveva sentito un movimento insolito  alle sue spalle e un urlo strozzato. Si era girato di scatto e tre signorine col volto coperto e le pistole in pugno stavano intimando a tutti di non temere nulla, ma che quella era una rapina. Se tutti avessero collaborato nessuno si sarebbe fatto male.
Erano le nove,  un'ora insolita per certe” mansioni”; e fuori non c’era nemmeno la guardia giurata.
I clienti, lui compreso, erano stati accompagnati nella stanza accanto, ammanettati con i laccetti maledetti e fatti sdraiare per terra.
Intanto due ragazze rimaste di là,  stavano sicuramente dandosi da fare per arraffare il denaro.
La terza era rimasta con loro nella stanza e li  controllava, silente.
Era alta e bionda. Vestiva in jeans e Doctor Marten's;  aveva un fazzoletto sul volto e occhiali da sole. Era molto bella. Troppo bella... e maledetta.
Rosso la guardava e si chiedeva perchè una così fa la rapinatrice e non le sfilate. E piano piano sentiva dentro sé,  che la paura stava passando. Gli altri sventurati malcapitati stavano zitti e col viso pigiato sul pavimento. Immobili e atteriti.
Lui no. Prese fiato, girò la testa, guardò la bionda negli occhiali scuri e spudoratamente disse-“Sei una ladra bellissima. Ti avessi incontrato in un’altra circostanza, non mi saresti sfuggita!”
Lei gli sferrò un calcio nell’addome senza dire una parola.
Lui soffrì in silenzio. -"Inutile battuta del cazzo. Cosa fa fare la disperazione"- pensò.
Dopo pochi minuti una delle ragazze che stavano facendo il lavoro nell'altra stanza, si affacciò e disse che era ora di tagliare la corda. Allora la guardiana si avvicinò a Rosso e con tranquillità gli sfilò il portafogli dalla giacca; poi abbassò il fazzoletto e gli mise la lingua in bocca. Dopo il bacio appassionato, gli sussurrò in un orecchio-
-“Anche tu in un altro momento  non mi saresti sfuggito bel moretto…”
Lui, dopo un attimo di smarrimento per il bacio inatteso e il sapore invitante, grido con tutto il fiato in gola-:
-No i miei soldi no, ti prego. Mi servono…ho solo quelli, devo partire!!!"
Ma la ragazza non lo guardò nemmeno e se ne andò con le altre.
Quando arrivò la polizia delle rapinatrici, nessuna traccia.
Convenevoli, identificazioni, testimonianze e denunce.
Era la prima volta che tre donna rapinavano una banca, almeno a memoria d'uomo, in città.
A Rosso fu detto che i soldi a lui sottratti erano un furto personale e l’assicurazione della banca non c’entrava nulla. Se questo fosse vero era da appurare, ribadì un suo amico avvocato, chiamato apposta da Rosso, preso dalla disperazione. Ma intanto insieme al lavoro se ne erano andati anche i risparmi. Almeno per il momento.
Rosso se ne tornò a casa sconsolato. Anche l’idea del libro in quel momento era lontanissima.
I giorni successivi li passò a discutere con il suo amico avvocato, per capire come fare a recuperare i soldi rubati; se ci fosse stata almeno una speranza.
Girò anche chiedendo di qualche lavoro, parlò con qualche amico per distrarsi. Chiamò anche Bianca, la dottora, lontanissima. Lei gentile e carina lo tranquillizzò, ma colse l’occasione per comunicargli del suo nuove grande amore.
Era davvero un periodo di merda.
Una sera, solo in casa, steso sul divano in compagnia del rimasuglio di una bottiglia di Talisker, sentì suonare il campanello.
Andò ad aprire controvoglia e si trovò davanti una bionda "senza regole",con gli occhi nascosti da un paio di occhiali da sole.
In un attimo realizzò.
Lei sorrise e sollevò gli occchiali. Poi sventolando un portafogli e una lettera gli disse-“ Ciao, io sono Nera, ricordi? Ecco i tuoi soldi.  Io non rapino quelli  come te, che hanno perso il lavoro. Io rubo solo alle banche che rubano, anche a te."E gli riconsegnò anche la lettera di licenziamento trovata nel portafogli.
Poi aggiunse con un sorriso unico-" E se proprio devi partire, ora che ti ho riportato i soldi, fallo con me. Anche io voglio cambiare vita.”
E gli mise la lingua in bocca.
E Rosso riconobbe subito lo stesso sapore invitante di quella mattina in banca, che non l'aveva mai abbandonato.