mercoledì 29 luglio 2015

Lunga riflessione notturna



Riflessione notturna.
Sono nato in una famiglia di Sinistra. Mio nonno materno era comunista "per forza". Contadino del conte Agostini a Corliano, non aveva altra scelta. E' morto a novantadue anni orgoglioso di aver sempre votato "in alto a sinistra". Mio padre si era allontanato dal Pci dopo L'Ungheria, votando socialista fino all'avvento di Craxi. Poi aveva riabbracciato Berlinguer fino alla fine.
Dentro questa impossibile alternativa, essere di sinistra per sangue, andai oltre. A quindici anni scelsi Lotta Continua.
Sofri la sciolse poco tempo dopo, ma i rapporti stretti a quell'età  in quella mitica via Palestro e in un garage di Vecchiano mi hanno lasciato il segno e amicizie fraterne. Per anni ho vagato nella sinistra "gruppettara". Il Movimento (troppo bello), Dp. Poi basta. L'Arci e l'Arciragazzi sono diventati la mia casa. Intorno ai trent'anni ho votato Pci la prima volta, Con convinzione. Poco tempo dopo, mi hanno chiesto (Stefano Pecori segretario Pci di SGT)  di candidarmi nella lista con la falce e martello alle elezioni di San Giuliano del 1990. Mentre discutevo la candidatura con i compagni che mi avevano addirittura proposto di fare l'assessore alla cultura (che poi feci), Occhetto fece la svolta. Fui così affascinato da Ingrao, che il quel periodo ebbi modo di conoscere di persona, da Tortorella, da intellettuali come Zanardo e Natta. Diventai amico e lo sono ancora di Marco Fumagalli che era stato segretario della Fgci dopo D'Alema e Beppe Brogi, tuttore al pezzo. Pci-Pds-Ds... come diceva il Caimano, ma amico stretto di Rifondazione, fino alla rottura del governo Prodi (una tragedia umana per me, rompere con Rifondazione non fu facile, ma la Direttiva di via Fratti era chiara....). Intanto nel '95 ero diventato Sindaco a 37 anni, ma la cosiddetta Minoranza (Carlo Gori e Mario Giannini in particolare) in seguito, mi aveva anche chiesto un impegno in segreteria provinciale. All'epoca mi sono sfinito in lunghe riunioni politiche e amministrative, intorno al tavolo tondo, al terzo piano di via Fratti, con persone da cui ho solo imparato. Carlo Cacciamano e Giancarlo Lunardi soprattutto e poi Floriani malvagiamente trattato male) Fontanelli (richiamato in servizio) e la potenza dalemiana, Salvatore Senese, il Paci. Gino Nunes, Rossi, Lippi, Signorini Turini, Picchi e altri sindaci. Fausto Valtriani, Carlo Scaramuzzino, Corsini. E Antonio Melani e Filippeschi segretario dal carattere difficile come ora e Fabrizio Cerri e Ferrucci. E Chiti, Martini, Riccardo Conti, Fragai . Tutti di provenienza ex Pci e ciascuno con "un'inconsapevole anima in divenire" ma ciascuno convinto di non spostarsi di un millimetro dalle proprie idee. E i congressi nazionali e locali e gli scontri e le cene dopo. La vecchia apparteneza, il bisogno di non discutere "sui fondamentali", teneva insieme  tutto quanto e le amministrazioni di Sinistra della provincia erano dignitose.Quando "inventarono" il Pd, facevo l'assessore ai Lavori Pubblici. Fui preso alla sprovvista. E  tutti a dirmi che sarebbe stato un bene per il futuro abbattere stecccati. E che io sarei dovuto essere della partita perché ero il punto di riferimento del Lungomonte sangiulianese. Dissi subito no ( a Fontanelli durante un incontro testa, testa e mi dispiacque. Paolo non capì.), consapevole che la mia "carriera" finiva lì. Non mi convinceva costruire a freddo una roba che metteva insieme culture troppo diverse. Non avevo problemi a costruire alleanze,  anzi ne sono stato fra i promotori, e in quel momento il mio presidente della provincia era un ex democristiano, con cui andavo d'accordo,  ma un partito per definizione ha dei paletti. Ci voleva tempo e tutti mi dicevano che il tempo non c'era. E allora meglio dire no che farlo solo per il potere. La mia esperienza politica non si chiudeva, finiva però un modus vivendi. Il tavolo tondo, le riunioni in pochi per ragionare, il rapporto con i compagni più giovani, far cui Francesco Nocchi (definito mio nipote). Le lunghe direzioni. gli interventi ai congressi davanti a centinaia di persone. Il popolo col popolo che il Pd si tenne stretto. 
Con me, oltre ad alcuni compagni cari di San Giuliano e altri sparsi nella provincia, non entrarono nel Pd due persone che porto nel cuore, Scaramuzzino e Gori.
Negli anni, pur da un punto di vista diverso, ho mantenuto sempre ottimi rapporti e ho perseguito l'alleanza da Sinistra col Pd. In fondo Sel, la piccola formazione a cui ero approdato aveva come linea politica quella delle alleanze e la Puglia di Vendola ne era l'esempio. Devo dire che anche i miei rapporti con gli ex democristiani confluiti nel Pd e poi i Renziani doc, sono sempre stati costruttivi, talvolta migliori che con i miei ex compagni; ma con le radici non si scherza. Se fino ad oggi la segreteria Nocchi mi faceva credere che un pezzo di me poteva essere rimasto in quella parte ex comunista chevotava Pd, d'ora in poi tutto è venuto meno. Certamente con questo partito in mano ai renziani, io continuerò ad avere rapporti sani, anche di scontro, ma lealii. Stimando i suoi dirigenti e litigandoci come si fa in politica, senza pensarci nemici, ci mancherebbe .Ma per me qualcosa è definitivamente cambiato, avverandosi  quello che temevo quando dissi no a Paolo. Il Pd odierno non ha più il dna che ho sempre immaginato avesse un po' mantenuto, anche nei periodi di massimo scontro. Inutile fare l'elenco dei perché, è tutto troppo evidente.
Mi dispiace, ma non mi pento della strada di allora. E non ho gli strumenti per modificare le mie caregorie politiche.
Al Pd auguro di ritrovarsi per il bene di tutti, perchè questi sono tempi bui e così non può durare. L'alternativa non ce l'ho. Personalmente ho ritrovato il desiderio di rincorrere come ho sempre fatto (bene o male) la Sinistra di bellezza, che non lascia indietro nessuno. E questo desiderio oggi mi può bastare.

martedì 28 luglio 2015

A proposito di uno spettacolo su Maria Callas

E' tanto tempo ormai che quando esco di casa lo faccio per andare in un posto preciso.
Quando abitavo "in paese"non esisteva la parola "esco".Dentro e fuori per chi è nato su una piazza erano la stessa cosa.
Sono cresciuto nel cuore di un piccolo paesino di provincia e ne porto tutti i segni.
Il bar, l'edicola, il tabacchino, la chiesa, il barbiere, il lattaio, a pochi metri il cinema e la chiesa. Le biciclette senza chiusura appoggiate agli scalini, sotto i platani.
La sezione comunista e la fonte con l'acqua fresca. Tutto nel raggio di 50 metri. Luoghi che sembravano stanze di casa tua. Dove fermarsi, come nel salotto buono di casa.
Ora è diverso. Esco per andare al cinema, ad una riunione, a comprare qualcosa. Prendo la macchina a volte, spesso in motorino. Mai esco per caso. Nemmeno per fare due passi. Oggi ci sono i luoghi attrezzati che raggiungi dopo esserti organizzato e così via.
Anche l'altra sera sono uscito con un obiettivo. Vedere uno spettacolo teatrale, in un luogo di Pisa che un tempo ospitava un cinema dei preti.
Io non sono esperto di teatro, né di cinema, tantomeno di arte in generale.
Ho visto però centinaia di film fin da bimbetto (potenza dei cinemini di provincia), tanti spettacoli teatrali e girato musei. Tutto grazie alla lungimiranza di insegnati che ancora oggi ringrazio e che mi hanno avvezzato ad approfondire le cose, studiandole, fino ad amarle. A portare sempre un libro con te, ovunque vai. Sono un dilettante appassionato della scrittura, come del resto lo sono della politica.
L'altra sera con G sono uscito apposta per vedere uno spettacolo di cui non sapevo nulla. La ragione principale era la conoscenza personale degli addetti ai lavori, ed ho avuto la fortuna di vedere una cosa eccellente. Uno spettacolo su Maria Callas. Elegante, garbato, colto e raffinato, gentilmente forte.
Passeggiando dopo per la città nell'afa di questa estate, riflettevo con G sulla moltitudine che in questi anni bui, esce così tanto per farlo, perché attratta "dalle luci della città", nelle quali ci eravamo immersi anche noi dopo lo spettacolo.
E ho pensato ai talenti in difficoltà, ai teatri che chiudono, ai cinema che faticano, ai libri che si vendono poco e di più se collocati accanto ai detersivi. Ai soldi che dicono non esserci, per promuovere idee .Per "tirare la gente" fuori dalle case, con un bisogno vero.
Ecco ci siamo, basterebbe un nulla e crederci un po'. "La semplicità che è difficile a farsi"... ripartire dalla Cultura e solo da quella. Investire senza paura nel futuro. Aiutare a riflettere, a confrontarsi. Stimolare il talento, accompagnarlo, coccolarlo.
Penso che invece di lavorare a costruire piccoli partiti, da assemblare in occasione di qualche tornata elettorale, bisognerebbe chiedere quale progetto culturale hanno in testa quelli che sognano di ricostruire la Sinistra di governo, che io amo chiamare di Bellezza. Cominciare a interrogarci sul "Che fare?" non sarebbe male.
Siamo maledettamente in ritardo
Imntanto, se vi capita, andate a vedere lo spettacolo sulla Callas. Apre il cuore e mette un tassello sulla strada giusta. Laddove c'è un lumicino che resiste bisogna andare.