giovedì 28 aprile 2011

1° Maggio

Quando a San Giuliano Terme, meno di una decina di anni fa, intitolammo la piazza-parcheggio nella frazione di Rigoli col nome di “1° Maggio”, un autorevole esponente del centro-destra presente all’inaugurazione mi disse:- Sempre nomi che ricordano la storia della sinistra, ma prima o poi vi finirà!- Che il primo maggio significhi solo la storia della sinistra mi sembra onestamente riduttivo, infatti allora lasciai cadere la polemica; sul fatto però che rappresenti la festa del lavoro e della dignità di tutti i lavoratori, non ci sono dubbi e fu quello lo spirito dell’intitolazione della piazza.Se questo è vero, a me pare eccessiva la proposta del sindaco di Firenze di tenere aperti i negozi anche quel giorno. Perché dice lui e non solo lui, Firenze è città turistica ecc.ecc.
Io auspico invece, un primo maggio con negozi chiusi, di riposo e riflessione sul mondo del lavoro umiliato e offeso. E aggiungo, mi piace che lo possano fare anche le commesse ( che la segretaria della Cgil Camusso ha difeso con forza), mentre fanno una gita fuori porta.
A certi giovani Sindaci innovativi che fanno confusione fra modernizzazione (parola orrenda) e moderatismo, noi tenaci conservatori, consigliamo una riflessione sui valori di Libertà e Giustizia Sociale, che un tempo la Sinistra hanno fatto grande.
Gabriele Santoni
p.s. il manifesto è del 1° Maggio 1945

martedì 26 aprile 2011

Nella propria coscienza sta la critica.

Voglio iniziare questa breve nota con un’enunciazione di principio che nessun realismo politico può contraddire. Ci sono questioni etiche e morali fondamentali in un individuo, che attengono alla propria coscienza e che devono essere rispettate; quali che siano le conseguenze che tali scelte potrebbero generare. Se si tenta di forzare la coscienza di qualcuno o peggio ancora se forziamo da soli i nostri principi, si produce solo cattiva politica, qualunque sia l’obiettivo. Faccio l’amministratore da molto tempo, ho ricoperto e ricopro incarichi di responsabilità da più di venti anni. Ho discusso, mediato, sottoscritto, rispettato e lavorato giorno e notte per affermare programmi di legislatura, frutto di sensibilità diverse, sempre per il bene comune. Ho contribuito con forza a inserire nei programmi e a praticarli i temi della pace e del pacifismo, della responsabilità e della legalità, della non violenza e dell’accoglienza. A San Giuliano, quando ero Sindaco, ho iniziato una collaborazione con Emergency e con la Tavola della Pace di Assisi, fin dall’inizio della legislatura. Ho sempre interpretato il concetto di pace, fin dai tempi del mio lavoro all’Arci, come obiezione di coscienza alla guerra e ai suoi simboli. Ho conosciuto Tiziano Terzani che ebbi la fortuna di ospitare a San Giuliano, Tom Benetollo dell'Arci e Flavio Lottti della tavola della pace; e poi don Luigi Ciotti, il grande Alexander Langer, Teresa e Gino Strada; e a Pisa don Armando Zappolini, Giorgio Gallo, Renzo Maffei, Fabrizio Fabbri, oltre ai miei compagni dell'Arciragazzi, con i quali mi sono formato. Ma ho apprezzato e letto e riletto anche il grande Pietro Ingrao pacifista e sostengo la ricerca sulla pace e la non violenza di Nichi Vendola; e poi decine e decine di educatori e insegnanti, giovani e meno giovani, con i quali ho condiviso nel corso della mia formazione-militanza politica amministrativa questi ideali. Non ho mai imposto il mio modello a nessuno: certo l’ho praticato e lo pratico tuttora, in tutto quello che faccio. Mi sono opposto a tutte le guerre "guerre umanitarie", sempre! Lavorando insieme ad altri per capirne le ragioni, anche di certa Sinistra, alla quale ho appartenuto e appartengo orgogliosamente. Ho sempre pensato e penso, che lo sforzo per la ricerca di altre strade sia preferibile a percorrere quella lungo la quale si aggiungono morti ai morti, come ci ricorda sempre lo stesso Gino Strada. Sono membro della giunta provinciale, al cui interno su questi temi coesistono sensibilità diverse. Se scandagliassi gli animi dei miei colleghi a cui sono legato anche affettivamente, credo che con alcuni di loro, sensibilità diverse emergerebbero anche rispetto ad altri temi: quello dell’aborto per esempio, che io approvo e non pretendo di imporre a nessuno; e chissà quante altre questioni, che attengono alla sfera della coscienza, potrebbero non trovarci in sintonia. Problemi di coscienza seri, che non possono essere piegati ai programmi di legislatura. Ho spiegato così al presidente Andrea Pieroni – con cui lavoro da sette anni e con il quale ho avuto uno scambio di opinioni leale e che tra l’altro non mi ha chiesto di approvare nessun atto (ma se fosse avvenuto, avrei fatto obiezione di coscienza) - che non mi pare opportuna l’iniziativa nella caserma Gamerra. Nel dire questo credo di non essere nemico di nessuno sul piano politico, né ce l’ho con le forze armate. Tantomeno non devo ribadire, come hanno già fatto in molti, che l’iniziativa dell’associazione Ciardelli è encomiabile e che ben vengano forme di integrazione fra militari e società civile. Ma in caserma meglio no; la caserma rimane luogo-simbolo complesso, certamente non di pace; e soprattutto non portandoci i bambini che non hanno gli strumenti per decodificare certi simboli. Sono altresì convinto che si sarebbe potuto, con un po’ di volontà, rinunciando tutti a un pezzo delle nostre certezze, trovare un modo per unire anziché dividere, come sta accadendo. Ma soprattutto, come mi ha detto un amico prete rammaricato, credo si sarebbe potuto avviare una riflessione “sul male minore”, quello col quale si giustifica sempre tutto e col quale non si fanno mai i conti. Invece non ce l’abbiamo fatta, peccato; e per qualche giorno vivremo in mezzo alle accuse politiche reciproche e ancor più, in mezzo ai silenzi sempre più forti di chi non capisce. E invece è tutto lì: nella propria coscienza sta la critica. E solo quando riusciremo a vedere meglio la critica nelle coscienze degli altri, affronteremo anche i dubbi approfondendoli, senza rimuovere mai. Procedere per rimozioni, appunto, o peggio ancora per certezze assolute, è quello che troppo spesso ci succede in questi tempi bui. Abbiamo il dovere di riflettere insieme in futuro. Un abbraccio a tutti, Gabriele Santoni

La lotta di Liberazione a San Giuliano Terme

Nota Anpi Da parte della popolazione di San Giuliano Terme non vi fu mai una adesione massiccia al fascismo. Gli antifascisti esplicarono sempre una notevole attività di opposizione, anche passiva, creando piccole biblioteche circolanti clandestine, che trovavano appassionati lettori, soprattutto tra i giovani che venivano educati ad una lotta antifascista sempre più cosciente e proficua.Vi furono numerosi nuclei di attivisti clandestini ad Asciano, Campo, San Giuliano, Pontasserchio, dove operarono contadini, operai delle fabbriche, giovani che tenevano riunioni in case private, nei cascinali, nei boschi, sul lungomonte pisano e nelle altre frazioni del Comune di San Giuliano Terme. I lunghi anni di Resistenza e di opposizione al fascismo condotti nella clandestinità, le persecuzioni che colpirono alcuni antifascisti del Comune di San Giuliano come Vanni Utilio, morto a seguito delle percosse subite il 12 gennaio 1924 e Guidi Gino detto "il magrino”, condannato dal Tribunale Speciale Fascista a 11 anni di reclusione, furono una sorta di scuola dell’antifascismo che alimentò gli ideali di giustizia sociale e di libertà che costituirono il presupposto fondamentale per l’acquisizione, da parte soprattutto dei giovani, di una coscienza politica che fu il fondamento della Resistenza e della Lotta di Liberazione.L’antifascismo non fu solo prerogativa maschile. Tante sono state le donne antifasciste che poi si sono trasformate in resistenti quasi senza saperlo, quando hanno difeso i loro uomini: mariti o figli o fratelli, durante le spedizioni punitive dei fascisti o si sono rese interpreti del malcontento popolare e del disagio economico, come quando a Pisa una giovane popolana, “la Lina”, assaltò un furgoncino di pane destinato ai gerarchi fascisti e ne iniziò la distribuzione; o come quando nel luglio 1941 ad Asciano una trentina di popolani guidate da Maria Costa prese d’assalto le panetterie del paese, gettando lo sgomento nelle fila dei fascisti, che la sera convocarono nella Casa del Fascio numerosi antifascisti percuotendoli brutalmente. Quando il 25 luglio 1943 cadde il fascismo, spontanea e consistente fu la manifestazione popolare a favore di un cambiamento che molti nella zona di San Giuliano avevano atteso per anni.Subito dopo l’8 settembre del ’43 il Comune di San Giuliano divenne centro attivo di Resistenza e di organizzazione popolare alla lotta di liberazione dal Nazismo, che aveva preso posto del fascismo ad esso prostituitosi. Con l’elezione e la fattiva collaborazione della popolazione delle varie frazioni del Comune sorsero e divennero particolarmente attivi i G.A.P. e le S.A.P. di cui era responsabile amministrativo Ovidio Tilgher, che prepararono il terreno alla costituzione di una formazione partigiana sui monti pisani che nacque a seguito di una riunione del C.L.N. tenutasi nell’aprile del 1944 nella villa dell’insigne matematico Leonida Tonelli. La formazione ebbe il nome di “distaccamento d’assalto Nevilio Casarosa” della 23a Brigata Garibaldi. Nevilio Casarosa operaio falegname appassionato cultore di calcio e di ciclismo era stato comandante del G.A.P. del basso Val d ‘Arno ed era caduto nei pressi di Cascina il 1 luglio del 1944.Il primo comandante della formazione fu il capitano di carriera Luigi Franceschi, al quale subentrò il tenente Ilio Cecchini, affiancato dal vicecomandante Gioiello Mariotti e dal commissario politico Franco Russoli. Comandante del gruppo che operò a Molina di Quosa fu Fosco Dinucci. La maggior parte della popolazione allora sui monti, costituita dagli abitanti del piano e da numerosi sfollati da Pisa e da Livorno a seguito dei numerosi bombardamenti aerei, collaborava attivamente con i partigiani, fornendo preziose informazioni e ricevendo a sua volta, dai partigiani aiuti nell’approvvigionamento di carne e di altri viveri. Numerose furono le azioni delle formazioni dei G.A.P. e delle S.A.P. coll’aiuto delle donne, che avevano costituito i “gruppi di difesa della donna”; degne di nota sono le staffette della formazione: Unica Guelfi e Leonetta Mariotti.Va ricordato che l’approvvigionamento di armi e munizioni alla formazione si otteneva con l’assalto alle caserme della Milizia, come quello alla caserma di Asciano nel giugno del 1944, che consentí di raccogliere tante armi da dovere essere trasportate con un barroccio. Importante fu la distruzione di un osservatorio tedesco posto nella villa Saggesi sul monte, tra Asciano e Agnano, osservatorio che consentiva ai tedeschi di spiare inosservati i movimenti degli Alleati che si stavano avvicinando alla sponda sud dell’Arno, dove poi rimasero attestati, putroppo per 45 giorni, costituendovi la linea del fronte.Il fatto d’arme più importante della formazione, fu l’assalto alla villa Leoli, dove aveva sede il comando tedesco, il 24 luglio 1944. Fu un vero e proprio combattimento in cui rimasero sul terreno 8 tedeschi e 2 giovani partigiani: Paolo Barachini e Pirro Capocchi, falciati dalla mitragli tedesca.Della formazione facevano parte anche 20 turkestani, 7 russi, 2 tedeschi di Berlino, 2 tedeschi di Bolzano, 2 sudafricani, 4 americani, 2 iugoslavi, 1 medico austriaco, 1 alsaziano.Due russi caddero nello scontro del 10 agosto sul monte Pruno. Trai caduti merita un ricordo particolare Licia Rosati di 24 anni assassinata dalle SS tedesche. Licia era sorella di Faliero Rosati, una delle figure più importanti dell’antifascismo militante della provincia di Pisa e animatore della formazione.Il maresciallo Kesselring aveva emanato, il 17 giugno del ’44, un ordine perentorio in cui affermava: “la Lotta contro le bande dovrà essere condotta con tutti i mezzi disponibili e con la maggiore asprezza. Difenderò qualsiasi comandante che nella lotta e nel rigore dei mezzi impiegati abbia oltrepassato la misura moderata che noi consideriamo normale, nella convizione che per conseguire il successo va meglio un errore sulla scelta dei mezzi che una omissione o una trascuratezza... Esistono località e talvolta zone intere in cui ciascuno, uomini, donne e bambini, sono vincolati in qualche modo con le bande in qualità di combattenti di assistenti, di collaboratori. Quindi bisogna agire secondo i dettami delle leggi militari e non in base ai sentimenti”.E in questo disegno di repressione sanguinaria, assassinii ed eccidi bagnarono il territorio della provincia di Pisa e del Comune di San Giuliano: Gello, Ghezzano, Asciano, San Giuliano, Colignola, Agnano, Rigoli, fino a giungere alla strage della Romagna, a Molina di Quosa, che costò la vita a 69 civili, tra cui la giovane insegnante Livia Gereschi che si era offerta di parlare agli aguzzini tedeschi per spiegare, nella loro lingua, che si trattava solo di sfollati.L’ulteriore durata di questa situazione sarebbe stata distruttiva per tutti partigiani e civili. Ma l’attività della formazione influì sull’andamento della guerra: favorì infatti lo sforzo degli alleati sulla fascia adriatica e determinò una più rapida ritirata dei tedeschi, ai quali non riuscì il disegno di rastrellare e deportare intere popolazioni da Pisa, da Lucca e dalle Apuane proprio per l’azione delle formazioni partigiane, dei G.A.P. e delle S.A.P., che furono sempre molto attive fino al giorno della Liberazione.San Giuliano venne liberata il 2 settembre del 1944 quando truppe americane della Divisione Buffalo oltrepassarono l’Arno e guidate e accompagnate dai partigiani della formazione “Nevilio Casarosa”, raggiunsero la città di Pisa alle 7 del mattino, accolte da una folla festante.Quasi a voler completare l’opera di liberazione del nostro paese, numerosi partigiani della formazione si arruolarono nella stessa Divisione Buffalo e posteriormente nella divisione italiana Cremona dall’VIII armata americana e combatterono con estremo valore nelle battaglie di Serravezza, Monte Belvedere, Sant’Alberto Vergato, Mezzano e Alfonsine nei pressi di Ravenna.Il primo sindaco della Liberazione a San Giuliano nominato dal C.L.N. e poi regolarmente eletto dalla popolazione, fu Ottorino Dinucci di Pontasserchio, il cui figlio Fosco era stato comandante di un gruppo della “Nevilio Casarosa” che aveva operato sui monti della Romagna a Molina di Quosa. GIULIANO FILIDEI Segretario della sezione A.N.PI. di Pisa e San Giuliano 1994. Documento estratto dalla pubblicazione “LA RESISTENZA NEL COMUNE DI SAN GIULIANO TERME” nel Cinquantennale della Resistenza e della Liberazione. Realizzato dal Comune di San Giuliano Terme, in collaborazione con ANPI e Amministrazione Provinciale di Pisa.

lunedì 25 aprile 2011

Pasolini e la Resistenza

“Così giunsi ai giorni della Resistenza senza saperne nulla se non lo stile: fu stile tutta luce, memorabile coscienza di sole. Non poté mai sfiorire, neanche per un istante, neanche quando l’ Europa tremò nella più morta vigilia. Fuggimmo con le masserizie su un carro da Casarsa a un villaggio perduto tra rogge e viti: ed era pura luce. Mio fratello partì, in un mattino muto di marzo, su un treno, clandestino, la pistola in un libro: ed era pura luce. Visse a lungo sui monti, che albeggiavano quasi paradisiaci nel tetro azzurrino del piano friulano: ed era pura luce. Nella soffitta del casolare mia madre guardava sempre perdutamente quei monti, già conscia del destino: ed era pura luce. Coi pochi contadini intorno vivevo una gloriosa vita di perseguitato dagli atroci editti: ed era pura luce. Venne il giorno della morte e della libertà, il mondo martoriato si riconobbe nuovo nella luce… Quella luce era speranza di giustizia: non sapevo quale: la Giustizia. La luce è sempre uguale ad altra luce. Poi variò: da luce diventò incerta alba, un’alba che cresceva, si allargava sopra i campi friulani, sulle rogge. Illuminava i braccianti che lottavano. Così l’alba nascente fu una luce fuori dall’eternità dello stile… Nella storia la giustizia fu coscienza d’una umana divisione di ricchezza, e la speranza ebbe nuova luce”. Pier Paolo Pasolini

sabato 23 aprile 2011

25 Aprile, la festa.

Il manifesto in alto è dell'Anpi: fischia il vento. Sotto Giorgio Vecchiani il Comandante in carica dell'Anpi provinciale e Giuliano Filidei, "ragazzi" che hanno fatto la Resistenza. Poi lo striscione della manifestazione del 7 novembre 2009 a Pisa; insieme a molti ragazzi si riconoscono Mirella Vernizzi, l'ultima in fondo, Giuliano Filidei e Otello Signorini. Con la foto sotto è il caso di dire che "La Resistenza continua". L'ultima foto è un quadro di Uliano Martini Per non dimenticare.
Una delle figure fondamentali della Resistenza a San Giuliano Terme è stato Uliano Martini, a cui è dedicata la biblioteca comunale.L'ultima delle foto in alto è un suo quadro dedicato a San Giuliano.
Di seguito ecco la parte finale dell'intervento fatto a una manifestazione nel 1994, a San Giuliano pochi mesi prima di lasciarci.
"... C'è da ricostruire questa nostra Italia, da ricostruire la sua identità, la sua anima,il suo volto che discendono solo dai valori permanenti della Resistenza e della Costituzione, unica base per un suo vero, profondo,irresistibile rinnovamento, umano, culturale, politico e morale... Uliano Martini
Buon 25 Aprile a tutti, Gabriele Santoni.

venerdì 22 aprile 2011

viva Renzo Maffei

Circolo Arci il Risorgimento Quattro strade di Bientina (PI) Oggetto: invito commemorazione Renzo Maffei. In occasione dei festeggiamenti del 25 aprile 2011 presso il circolo arci Il risorgimento di Quattro strade di Bientina si terrà una breve cerimonia commemorativa in ricordo di Renzo Maffei, al quale verrà intitolato il parco del circolo. La celebrazione avrà luogo alle 15:30, dopo il tradizionale pranzo, all’interno del parco con l’intervento del sindaco di Bientina, . Certi di fare cosa gradita vi invitiamo all’iniziativa, in attesa di un vostro cortese cenno di riscontro. Per contatti Roberto Raffa 3389837557, Benito Ciafardini 3471644925

giovedì 21 aprile 2011

Dedicato ad Aldo Paci

Ha conosciuto Aldo Paci vent'anni fa o di più, di sguincio, alla cooperativa Il Ponte La Bianca di Pontedera.
Con lui, Marco Cioni, Angelo Migliarini, Antonella Vanni e altri che abbraccio.
Poi la vita ci ha allontanati. L'ho ritrovato attraverso la sua sposa e ormai passati i cinquant'anni ci si culla (come direbbe lui) salutandoci più spesso di prima.
Ha scritto un libro che solo per il titolo va letto.
E' quello lì in alto: Lettere dal mare.
Un libro pieno di sirene e altre di delicatezze, come solo uno come lui può fare.
Ma qualcosa è successo:
E partito contromano/
dalla spiaggia di Vecchiano/
con uno slancio senza freno/
un grandissimo sireno./
Ha saputo che sui monti/
macinate strade e ponti/
nel grandissimo uliveto/
c'è un raduno molto lieto./
Ospitate con amore/
da un bellissimo scrittore/
stanno là spaparanzate/
sei sirene imbellettate./
E il sireno l'ha saputo/
e non si è più rinvenuto/
ha chiamato lo scrittore/
e gli ha detto vengo lì/
sono fradicio d'amore/
penso arrivo, lunedì.

mercoledì 13 aprile 2011

No alla privatizzazione dell'acqua

" chi vuole privatizzare l'acqua, deve dimostrare di essere anche il padrone delle nuvole, della pioggia, dei ghiacciai, degli arcobaleni." Erri De Luca

sabato 9 aprile 2011

giovedì 7 aprile 2011

1994

Marzo 1994, Berlusconi vince le elezioni. I Progressisti sono tramortiti e la gioiosa macchina da guerra di Occhetto è fallita.
Nessuno però immagina il propagarsi del virus berlusconiano. Il 25 Aprile sempre del 1994 siamo tutti a Milano (ricordate la marea di gente sotto la pioggia? siamo quelli lì, sulla prima pagina del Manifesto), reagendo a una sconfitta che pensavamo di sovvertire di lì a poco. Non è andata così, purtroppo. A Maggio Nanni Moretti vince Cannes per la regia, con Caro Diario e sempre il Manifesto si appiglia a quel poco che c'è rimasto, indicando nella vittoria di Moretti la riscossa democratica...
Mia figlia Adele ha solo 2 anni, fra 3 mesi farà la maturità...
Oggi l'Italia, secondo Trasparency International, è al 67° posto dopo il Ghana per la corruzione.
Fra poche settimane, sono passati da allora 17 anni, inizia il festival di Cannes. Nanni Moretti sarà ancora in gara... (guardate più su la locandina del nuovo film). Il 30 marzo il grande Pietro Ingrao ha compiuto 96 anni (auguri) e scrive ancora e fa bene, sui dubbi del Novecento. E poi ci siamo noi (comici spaventati guerrieri, come ci chiamerebbe Stefano Benni)..... che non abbiamo mai smesso di resistere e sognare un mondo dalla parte dei più deboli. Habemus papam? GS

San Giuliano, terra d'accoglienza e solidarietà

Ho ascoltato in televisione la dichiarazione del Sindaco di San Giuliano Terme Paolo Panattoni, a proposito dell'accoglienza dei tunisini nelle strutture di Piaggerta in territorio sangiulianese del parco di San Rossore. La sua preoccupazione legittima , essendo gli edifici da poco ristrutturati, è che non ci siano danni alle strutture e chiede di vigilare. Non posso che essere d'accordo con lui; vigilare democraticamente, affinchè bande di razzisti come quelle che hanno provocato i danni a Calambrone, non entrino in azione. San Giuliano antifascista e antirazzista è terra d'accoglienza e solidarietà, da sempre. Gabriele Santoni