E’ stato il primo 25 aprile, senza nessun impegno
istituzionale. Fin dal 1990 avevo sempre ininterrottamente rappresentato il
Comune di San Giuliano o la Provincia di Pisa nelle celebrazioni. Quasi sempre
alla Romagna, che è “casa mia”.
Anche quest’anno però, una decina di giorni prima, ho
cominciato i rituali di sempre. Come si fa col Natale.
Ho un bauletto dentro il quale negli anni ho riposto
materiali sulla Liberazione. Interviste, libri importanti, fotografie, articoli
di giornale …
L’ho riaperto come sempre e ho letto la prima pagina di
Appunti partigiani di Fenoglio ( la città… noi, loro…), poi ho “ripassato” la
pubblicazione della Resistenza nel comune di San Giuliano Terme. Ho riletto
alcuni interventi fatti negli anni in cui ero Sindaco; i documenti per
l’intitolazione della biblioteca a Uliano Martini e la via Panoramica a Sandro
Pertini. E gli appunti sulle prime riunioni per il progetto memoria, con i
testimoni del tempo.
Ho ripensato alla Brigata Partigiana “Nevilio Casarosa” e ai
suoi combattenti. Ne ho conosciuti molti, fin da ragazzo. Uliano, Danilo,
Giorgio, il maestro Menotti Bennati, e Renzo Vanni il poeta. Giuliano Filidei
il direttore e Otello. Alcuni ancora in vita, altri andati, col tempo.
Ho ritrovato un bellissimo intervento sulla Costituzione di
Salvatore Senese, che mi regalò per una iniziativa di circa venti anni fa.
E il materiale per un incontro che facemmo con Uliano
Martini e Giuliano Campioni “Dall’antifascismo all’antirazzismo”… sembra ieri.
E articoli su Stazzema e Marzabotto… Quanti viaggi, col fido
Alberto alla guida.
Ma stiamo al presente.
Una bellissima cena
al Circolo Arci di Migliarino, la sera del 24, per la raccolta di fondi a
favore del cippo di Sant’Anna di Stazzema, ha aperto le mie celebrazioni. Tanta
gente, tanti amici cari.
Poi la mattina in silenzio, salgo alla Romagna. Lì è sempre
vivo il ricordo dell’eccidio. Tante le vittime e Livia Gereschi e il parroco
don Bertini. E l’azione Cattolica che eresse un cippo alla memoria, dove mio
padre mi portava già all’età di tre anni, sulle spalle lungo i sentieri che
andavano a Quattro Venti.
Mi confondo fra decine e decine di studenti e insegnanti;
stringo mani, abbraccio persone che non vedevo da mesi. Mirella Vernizzi,
staffetta partigiana, richiama tutti all’ordine. Sorrido, ripensando a Eugenio
il Tonfo e Beppe Buzzigoli, quando vent’anni prima, il 25 Aprile del 1995 sotto
una pioggia battente, pensammo al Progetto Memoria. Ed ora eccolo lì, il più
grande regalo a tre cari amici comunisti
che non ci sono più.
Ma ormai si è fatto tardi, sono le 11.00; è tempo di andare
da Giorgio Vecchiani, il Presidente dell’Anpi.
E’ a casa sua, a Pisa. Non ha partecipato alle
commemorazioni perché indisposto. Ha compiuto 89 anni da poco. L’ho chiamato di
prima mattina avvisandolo che sarei passato a trovarlo. Mi aspetta.
Entro nell’appartamento accolto da sua figlia.
-Ciao Giorgio- E’ seduto su un divano, legge La Repubblica.
-Ti ci voleva il 25 Aprile per ricordarti del Vecchiani!- mi
dice severo.
Mi siedo accanto a lui e subito, non so perché, il pensiero
va a Uliano, morto il 1 marzo di vent’anni prima.
Il giorno del mio compleanno aggiunge con amarezza Giorgio.
Mi ricorda che pochi mesi dopo ad Uliano intitolammo la
biblioteca a San Giuliano.
Ero diventato Sindaco il 24 aprile del 95 e avevo fatto il
mio primo discorso ufficiale in occasione del cinquantesimo della Resistenza
all’Agrifiera. Ho ancora memoria della nottata passata a scrivere una
paginetta.
Giorgio parla, è sereno e lucidissimo.
Ha voglia di raccontare. E lo fa con ingordigia.
La Resistenza sui monti di Asciano, e poi il Partito
comunista, la famiglia e il suo lavoro all’Eca. E la tesoreria del Pci.
Diciassette anni nel consiglio di amministrazione dell’ospedale e la Pubblica
assistenza. E poi L’Anpi, ma anche il sindacato e la cooperativa per ex
detenuti.
Non sbaglia una data. Se sbaglio mi rimprovera come un
babbo.
Ricorsa Valentino Orsini e un documentario costato 300.000
lire, pagato dal partito. E i Taviani.
E felice che le giovani ragazze dell’Anpi l’abbiano chiamato
e che una volta alla settimana vadano a fare una riunione a casa sua. Si è
rivisto nell’intervista di 50 canale fatta il giorno prima e ha uno scatto di
vanità, mentre me lo racconta.
Ha tempo di parlare dei suoi viaggi in Russia, di De Felice,
dei partiti a cui non ha più aderito dalla fine del PCI.Anche Uliano fece lo
stesso, aggiunge.
Mi parla delle prime sale da ballo nel dopoguerra, di quella
in Corso Italia, gestita dal comitato antifascista.
Gli racconto dell’ iniziativa dell’Arci per questa festa
della Liberazione. Fare feste da ballo nei circoli e nelle piazze , in onore
del ballo che il comune di Milano dette dopo la Liberazione al Castello
Sforzesco con la regia di Strehler.
Gli brillano gli occhi.
Ad un tratto, suona il campanello. La figlia si affaccia e
dice- Sono arrivati!- Giorgio raggiunge il terrazzo, e giù nello slargo davanti
al suo palazzo, decine e decine di giovani in bicicletta lo salutano urlando.
E’ la “biciclettata antifascista” che fa gli onori al Comandante. Giorgio dice
poche parole di ringraziamento, senza dimenticare nulla di quello che conta.
Poi dal basso parte Bella Ciao.
Decine e decine di persone giovani e meno giovani col naso
all’insù. La gente del vicinato esce sui terrazzi e lui si commuove. Lo tengo
da dietro ritratto. Solo lui è affacciato.
Il mio 25 Aprile finisce qui sulle note di Bella Ciao,
cantate in mezzo ad una strada di Pisa.
Tornando a casa mi viene alla mente un biglietto che Giorgio
mi scrisse sulla porta in Provincia dieci anni fa.
Avevamo un appuntamento per parlare dell’Anpi ed ero in ritardo.
A casa riapro il baule degli scritti. Ruffolo e ritrovo il
biglietto giallo, ormai scolorato.
Leggo- “Non so com’è
l‘abitudine degli assessori. I partigiani avevano il difetto di essere
precisi. Ore 9.35.-
Saluti Giorgio Vecchiani
P.S. L’appuntamento era alle 9.30
La Resistenza
imponeva rigore. Quello che va ritrovato in politica, alla svelta.