Riflessione notturna.
Sono nato in una famiglia di Sinistra. Mio nonno materno era
comunista "per forza". Contadino del conte Agostini a Corliano, non
aveva altra scelta. E' morto a novantadue anni orgoglioso di aver sempre votato
"in alto a sinistra". Mio padre si era allontanato dal Pci dopo
L'Ungheria, votando socialista fino all'avvento di Craxi. Poi aveva
riabbracciato Berlinguer fino alla fine.
Dentro questa impossibile alternativa, essere di sinistra
per sangue, andai oltre. A quindici anni scelsi Lotta Continua.
Sofri la sciolse poco tempo dopo, ma i rapporti stretti a
quell'età in quella mitica via Palestro
e in un garage di Vecchiano mi hanno lasciato il segno e amicizie fraterne. Per
anni ho vagato nella sinistra "gruppettara". Il Movimento (troppo
bello), Dp. Poi basta. L'Arci e l'Arciragazzi sono diventati la mia casa.
Intorno ai trent'anni ho votato Pci la prima volta, Con convinzione. Poco tempo
dopo, mi hanno chiesto (Stefano Pecori segretario Pci di SGT) di candidarmi nella lista con la falce e
martello alle elezioni di San Giuliano del 1990. Mentre discutevo la
candidatura con i compagni che mi avevano addirittura proposto di fare
l'assessore alla cultura (che poi feci), Occhetto fece la svolta. Fui così
affascinato da Ingrao, che il quel periodo ebbi modo di conoscere di persona,
da Tortorella, da intellettuali come Zanardo e Natta. Diventai amico e lo sono
ancora di Marco Fumagalli che era stato segretario della Fgci dopo D'Alema e Beppe Brogi, tuttore al pezzo.
Pci-Pds-Ds... come diceva il Caimano, ma amico stretto di Rifondazione, fino
alla rottura del governo Prodi (una tragedia umana per me, rompere con
Rifondazione non fu facile, ma la Direttiva di via Fratti era chiara....).
Intanto nel '95 ero diventato Sindaco a 37 anni, ma la cosiddetta Minoranza
(Carlo Gori e Mario Giannini in particolare) in seguito, mi aveva anche chiesto
un impegno in segreteria provinciale. All'epoca mi sono sfinito in lunghe
riunioni politiche e amministrative, intorno al tavolo tondo, al terzo piano di via Fratti, con persone da
cui ho solo imparato. Carlo Cacciamano e Giancarlo Lunardi soprattutto e poi Floriani malvagiamente trattato male)
Fontanelli (richiamato in servizio) e la potenza dalemiana, Salvatore Senese, il Paci. Gino Nunes, Rossi, Lippi, Signorini Turini, Picchi e altri sindaci. Fausto Valtriani, Carlo
Scaramuzzino, Corsini. E Antonio Melani e Filippeschi segretario dal carattere difficile come ora e
Fabrizio Cerri e Ferrucci. E Chiti, Martini, Riccardo Conti, Fragai . Tutti di provenienza ex Pci e ciascuno con "un'inconsapevole anima in
divenire" ma ciascuno convinto di non spostarsi di un millimetro dalle proprie idee. E i congressi nazionali e locali e gli scontri e le cene dopo. La vecchia apparteneza, il bisogno di non discutere "sui fondamentali", teneva insieme tutto quanto e le amministrazioni di Sinistra
della provincia erano dignitose.Quando "inventarono" il Pd, facevo
l'assessore ai Lavori Pubblici. Fui preso alla sprovvista. E tutti a dirmi che sarebbe stato un bene per il futuro abbattere stecccati.
E che io sarei dovuto essere della partita perché ero il punto di riferimento
del Lungomonte sangiulianese. Dissi subito no ( a Fontanelli durante un
incontro testa, testa e mi dispiacque. Paolo non capì.), consapevole che la mia "carriera" finiva lì.
Non mi convinceva costruire a freddo una roba che metteva insieme culture
troppo diverse. Non avevo problemi a costruire alleanze, anzi ne sono stato fra i promotori, e in quel momento il mio presidente della provincia era un ex democristiano, con cui andavo d'accordo, ma un
partito per definizione ha dei paletti. Ci voleva tempo e tutti mi dicevano che
il tempo non c'era. E allora meglio dire no che farlo solo per il potere. La mia
esperienza politica non si chiudeva, finiva però un modus vivendi. Il tavolo
tondo, le riunioni in pochi per ragionare, il rapporto con i compagni più
giovani, far cui Francesco Nocchi (definito mio nipote). Le lunghe direzioni. gli interventi ai congressi davanti a
centinaia di persone. Il popolo col popolo che il Pd si tenne stretto.
Con me, oltre ad alcuni compagni cari di San Giuliano e altri sparsi nella provincia, non entrarono nel Pd due persone che porto nel cuore,
Scaramuzzino e Gori.
Negli anni, pur da un punto di vista diverso, ho mantenuto
sempre ottimi rapporti e ho perseguito l'alleanza da Sinistra col Pd. In fondo
Sel, la piccola formazione a cui ero approdato aveva come linea politica quella
delle alleanze e la Puglia di Vendola ne era l'esempio. Devo dire che anche i
miei rapporti con gli ex democristiani confluiti nel Pd e poi i Renziani doc,
sono sempre stati costruttivi, talvolta migliori che con i miei ex compagni; ma
con le radici non si scherza. Se fino ad oggi la segreteria Nocchi mi faceva
credere che un pezzo di me poteva essere rimasto in quella parte ex comunista
chevotava Pd, d'ora in poi tutto è venuto meno. Certamente con questo partito
in mano ai renziani, io continuerò ad avere rapporti sani, anche di scontro, ma
lealii. Stimando i suoi dirigenti e litigandoci come si fa in politica, senza
pensarci nemici, ci mancherebbe .Ma per me qualcosa è definitivamente cambiato, avverandosi quello che temevo quando dissi no a Paolo. Il
Pd odierno non ha più il dna che ho sempre immaginato avesse un po' mantenuto, anche nei periodi
di massimo scontro. Inutile fare l'elenco dei perché, è tutto troppo evidente.
Mi dispiace, ma non mi pento della strada di allora. E non
ho gli strumenti per modificare le mie caregorie politiche.
Al Pd auguro di ritrovarsi per il bene di tutti, perchè
questi sono tempi bui e così non può durare. L'alternativa non ce l'ho.
Personalmente ho ritrovato il desiderio di rincorrere come ho sempre fatto (bene
o male) la Sinistra di bellezza, che non lascia indietro nessuno. E questo
desiderio oggi mi può bastare.