La criticità dei conti pubblici italiani e la pressione dei mercati, hanno spinto per l’approvazione della manovra in tempi da record; una manovra economica “lacrime e sangue” da quasi 50 miliardi di euro. Da più parti si invocavano misure che incidessero realmente sulle spese inutili, sugli sprechi e sui privilegi di cui godono una serie di categorie politici compresi. Di tutto questo non vi è traccia nella legge finanziaria approvata. I ceti più colpiti sono ancora una volta quelli medi e bassi : lavoratori dipendenti, pensionati, famiglie, giovani.
Il fatto che colpisce è che nel dibattito regionale e nazionale, ma anche in quello locale, non sia emersa alcuna considerazione sui costi sociali ed economici della illegalità.
Eppure anche nella provincia di Pisa i risultati dell’attività del primo semestre della Direzione Provinciale del Lavoro presentano dati preoccupanti, che non sono altro che l’approdo di un sistema che va ormai allargandosi a macchia d’olio.
In Italia i costi della illegalità stanno aumentando e hanno un’incidenza diretta sulla qualità della vita dei cittadini e sulla credibilità e affidabilità del nostro paese a livello internazionale.
Le cifre: soffermiamoci sui costi delle mafie, ma anche della corruzione, dell’evasione fiscale, dell’economia sommersa.
Secondo la Commissione parlamentare antimafia il giro di affari delle mafie ammonta a circa 150 miliardi di euro l’anno. Uno studio della Banca d’Italia realizzato per la stessa commissione,evidenzia come le organizzazione sottraggano il 15% del PIL annuale alle regioni del Mezzogiorno. Il Censis ha parlato di “zavorramento” mafioso per lo sviluppo economico e sociale di quelle terre ed ha stimato la perdita annuale di 180.000 posti di lavoro legali, in un territorio dove la disoccupazione giovanile supera il 50%. Il governatore della banca d’Italia, Draghi, ha lanciato l’allarme a Milano, di infiltrazione dei capitali mafiosi nell’economia del Nord Italia ed ha evidenziato come il riciclaggio di denaro sporco pesi per oltre il 10% sul PIL italiano.
La Corte dei Conti con il suo presidente Luigi Giampaolino, ha stimato che la corruzione in Italia è di circa 60 miliardi annui. 1000 euro a cittadino. Sono questi soldi sottratti alla collettività, a servizi essenziali come la scuola, la sanità,
i trasporti, la sicurezza. La corruzione come dice il presidente della Corte,” è causa di una profonda e sleale alterazione delle condizioni concorrenziali, che può contribuire ad annientare le imprese oneste, costringendole a uscire dal mercato” aggiunge anche che” sempre contrasta con i principi di buona amministrazione, di etica, di uguaglianza.
Nella classifica mondiale sulla percezione della corruzione di Transparency International , l’Italia è collocata al 67° posto, dopo Ruanda, Isole Samoa, Ghana.
Dove c’è più corruzione e mafie, vi sono minori investimenti di capitali esteri.
Esiste una classifica dell’ indice di libertà economica, dove l’Italia è all’87° posto, contro Il Regno Unito al 16°, la Germania al 23° e la Spagna al 31°.Questo lo hanno affermato la Heritage Foundation e il Wall Street Journal.
Anche la fedeltà fiscale è, storicamente, un punto critico nei rapporti tra la Repubblica, i cittadini e gli operatori economici. Secondo i dati del Ministero dell’Economia,l’evasione oscilla tra i 120-130 miliardi l’anno. Un dato doppio di Francia, Regno Unito, Germania e quadrupl di Austria, Olanda e Irlanda. Dopo di noi solo la Grecia, che proprio in questi giorni è stata salvata dal defoultper l’intervento dell’Unione Europea.
L’autorevole associazione Svimez per lo sviluppo dell’industria del mezzogiorno) afferma che nella nostra penisola “si può figurare una evasione per sopravvivenza al Sud ed una evasione per accumulazione di ricchezza al nord”.
Ultimo dato riguarda l’economia sommersa. Secondo uno studio autorevole del tavolo tecnico per la riforma fiscale, coordinato dal Presidente dell’Istat Enrico Giovannini, l’economia sommersa è quantificabile in Italia in 275 miliardi, quasi il 18% del PIL. L’agricoltura ha la maglia nera col 32,8% seguita dai servizi col 21% e l’industria col 12,4%.
Di fronte a questi dati implacabili come si può sostenere che in Italia mancano le risorse per riequilibrare in modo equo i conti dello stato, per garantire servizi essenziali e per fare le riforme di cui il paese ha bisogno? Come possono i cittadini onesti accettare di pagare più tasse, di vedere aumentare la disoccupazione, di vedersi tagliare i servizi essenziali, vedendo giorno dopo giorno diminuire la propria qualità della vita, di fronte a un furto così consistente di risorse?
Il problema ma non può essere ridotto a una discussione ragionieristica; la vera questione è soprattutto culturale.
E’ necessario capire che la legalità è innanzitutto un fattore indispensabile per lo sviluppo di un paese, ed è strumento fondamentale di garanzia per la convivenza civile e l’affermazione della giustizia sociale.
Senza rispetto delle regole vincono i forti e i furbi, non i meritevoli.
Serve allora una politica credibile e autorevole, non solo al servizio dell’economia.
I partiti devono rimanere i veri baluardi per la tenuta della democrazia, e devono avere più attenzione nella selezione dei loro candidati, aiutando i cittadini a partecipare di più alla vita della comunità, permettendo loro di esercitare liberamente e con coscienza il diritto di voto e le scelte.
In gioco c’è il futuro dell’Italia e dei nostri figli. In gioco ci sono i valori della Carta Costituzionale.
Gabriele Santoni, ufficio presidenza Avviso Pubblico
Questo è la traccia dll'intervento fatto a Firenze alla festa di Libera, al dibattito sulla corruzione, domenica 24 luglio.
I dati raccolti, sono il frutto dell'ottimo lavoro fatto da Pierpaolo Romani
direttore di Avviso Pubblico, a cui va il mio ringraziamento.