Che questo mese di Giugno mettesse in fila una serie di eventi e festeggiamenti, lo sapevo e l'aspettavo con piacere.
Si è aperto con una gran cena insieme a Giovanna in un ristorante pisano di grandi passioni, ed è continuato con l'organizzazione e la festa dei 25 anni di matrimonio fatta a Molina, con i nostri amici più cari. Un momento di grande incontro collettivo che ci ha fatto tornare indietro negli anni, con il cuore.
E poi, sempre su una piazza di "casa mia", i racconti di Molina mon amour, recitati davanti a oltre duecento persone, dai miei amici d'infanzia. E una comunità che ti riconosce al suo interno da sempre e che non ti ha mai abbandonato nel corso di tutto questo tempo.
Insieme a questo, le serate passate a organizzare un divertente viaggio in Grecia, che prenderà forma la mattina del 30 e mi vedrà con Giovanna e altri amici, girare fra le isole dell'Egeo per una ventina di giorni. Il mio viaggio di nozze mancato, di venticinque anni fa, dice mia madre.
Penso alla bellezza di questi momenti di felicità condensati in poche settimane. Lo sto facendo mentre frettolosamente raggiungo in scooter il mio posto di lavoro, dove di lì a poco avrò una riunione importante sui trasporti pubblici.
Sono in ritardo, sono già le otto e mezzo... sgasso e mi accingo a raggiungere il Ponte della Cittadella, per poi proseguire verso la Provincia, da via Battisti.
Sotto il cavalcavia della ferrovia trovo la fila... e all'improvviso fermo e in attesa di uno spiraglio per superare le auto davanti, sento passare un treno sulla testa.
La fila si muove, ma io resto fermo. Mia nonna diceva che i treni che ti passano "sulla testa" portano bene. E allora io sto al gioco. Mi metto di lato , spengo il motore, mi fermo e aspetto che il lunghissimo treno merci passi fino all'ultimo vagone.Qualcuno suona il clacson, uno addirittura apre il finestrino e grida di svegliarmi. Ma io sto lì, zitto con gli occhi chiusi, ad ascoltare lo sferragliare dei vagoni. Ecco, ora ci siamo, il serpentone è passato, riapro gli occhi e posso ripartire.
Che questa poetica "fortuna" (!?) inaspettata, possa aiutarmi ad essere sempre me stesso.
Felice, delle piccole cose quotidiane che mi accadono, quando meno te l'aspetti, come questa "del treno in testa".
buona estate
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