Questa estate ci ha sottratto anche il Paci.
"Non ci resta che piangere" anche questa volta.
Alla presentazione del libro di Marco Santagata, su Dante, gli avevo regalato il mio librino, Molina mon amour.
L'aveva fatto ridere e mi aveva proposto di presentarlo da qualche parte.
A me pareva esagerato che il "prof Umberto Carpi", anche se amico, avesse voglia di attardarsi a ragionare di un librino che racconta storielle di un paese del lungomonte; ma mi lusingava molto che lo facesse. Per questo ci sentivamo al telefono ogni tanto. Certo parlando prima della sua salute e poi di politica o della fatica che aveva fatto a fare il Sindaco, che lui diceva essere l'attività più faticosa in assoluto. E come lo capivo.
Se c'era tempo, ogni tanto, rievocavamo spesso le campagne elettorali. Quelle dell'Ulivo per capirsi.
E' di quel periodo un episodio accaduto a Molina di Quosa, che mai dimenticherò.
Elezioni 1996, Berlusconi è alle porte. Sono Sindaco a San Giuliano. Dal fortilizio di via Fratti mi telefona Mario Giannini.-"Dovrai accompagnare Paissan e Paci nelle iniziative elettorali che si faranno nel tuo comune. E introdurre te, sempre. La gente vuole vedere il Sindaco sulla trincea!!!"
Anche ad averne avuta poco voglia, di fronte a "un'ordine" del Giannini, che mi trattava come un figlio a cui va insegnata la vita, era difficile dire qualcosa di diverso...
Accetto.
Il primo lavoro è quello di riconnettere Paissan coi cacciatori. A San Giuliano i Verdi non sono mai stati amati, ma Mauro "sapeva come si portava il cappello".
Alla prima iniziativa al circolo di Gello, toccò il cuore di tutti e andò via liscio come l'olio.
Col Paci, che era stato spostato di collegio, l'unica delicatezza era non farlo esagerare. Aveva avuto qualche screzio con alcuni politici del luogo, ed era meglio tenere basse le polemiche per non dare l'idea che l'alleanza era fragile. ( "Giudizio e nessuna polemica interna", proposi a lui e a loro. "Primo compito sconfiggere la destra". Funzionò). Per il resto, l'uomo conosceva l'idioma del luogo e il popolo, con cui discuteva. E poi alle cene nei circoli, era il campione del mondo. Mangiava e beveva, si confondeva con la gente e citava Dante con una naturalezza che ha fatto epoca.
Dopo aver fatto incontri ad Asciano, Campo e Ghezzano, programmiamo una iniziativa a Molina di Quosa. Incontro coi cittadini al bar della piazza coi platani.
Seduti sulle sedie del bar ci sono almeno una trentina di persone che fanno domande. Lui in mezzo risponde a tutti. Ogni tanto si rivolge a me, come Sindaco, chiamandomi in causa, a mestiere. Sul tavolo in mezzo alle persone ci sono tanti bicchieri e un fiasco di vino rosso. Tutti bevono e chiacchierano. La riunione all'aperto sguscia via molto bene. Ad un tratto Paci si cimenta in un passaggio di grande veemenza contro Berlusconi, com'era tipico quando si infervorava; poi allunga un braccio, prende un bicchierotto sul tavolo e beve d'un fiato.
Il suo volto cambia improvvisamente, gli occhi gli strabuzzano. La sua mole robusta si accascia sulla sedia. Resta in silenzio per qualche secondo. Tutti lo guardano perplessi. Qualcuno impaurito chiede-:"Paci che ti succede."
Lui, alza la testa e con garbo attacca-"Compagni, se pensavate di ammazzarmi, ci siete quasi riusciti."
Il contenuto del bicchiere buttato giù di colpo, non era altro che spuma sanguinella rosso fuoco, messa sul tavolo per abbonire la smania di una bimbetta che non stava ferma un minuto. Lei ne aveva bevuto un pochino e poi aveva mischiato il bicchiere "galeotto" fra gli altri.
-"Questa notte non dormirò, lo so già... " ripetava scuotendo la testa.-"Io non avevo mai assaggiato quel veleno lì... altro che Berlusconi!!!"
Come non dargli ragione.
Ciao Paci.
Appendice
A Crespina, alla la cerimonia di saluto al Paci, abbiamo ascoltato zitti zitti una memorabile Bandiera Rossa.
"Non ci resta che piangere" anche questa volta.
Alla presentazione del libro di Marco Santagata, su Dante, gli avevo regalato il mio librino, Molina mon amour.
L'aveva fatto ridere e mi aveva proposto di presentarlo da qualche parte.
A me pareva esagerato che il "prof Umberto Carpi", anche se amico, avesse voglia di attardarsi a ragionare di un librino che racconta storielle di un paese del lungomonte; ma mi lusingava molto che lo facesse. Per questo ci sentivamo al telefono ogni tanto. Certo parlando prima della sua salute e poi di politica o della fatica che aveva fatto a fare il Sindaco, che lui diceva essere l'attività più faticosa in assoluto. E come lo capivo.
Se c'era tempo, ogni tanto, rievocavamo spesso le campagne elettorali. Quelle dell'Ulivo per capirsi.
E' di quel periodo un episodio accaduto a Molina di Quosa, che mai dimenticherò.
Elezioni 1996, Berlusconi è alle porte. Sono Sindaco a San Giuliano. Dal fortilizio di via Fratti mi telefona Mario Giannini.-"Dovrai accompagnare Paissan e Paci nelle iniziative elettorali che si faranno nel tuo comune. E introdurre te, sempre. La gente vuole vedere il Sindaco sulla trincea!!!"
Anche ad averne avuta poco voglia, di fronte a "un'ordine" del Giannini, che mi trattava come un figlio a cui va insegnata la vita, era difficile dire qualcosa di diverso...
Accetto.
Il primo lavoro è quello di riconnettere Paissan coi cacciatori. A San Giuliano i Verdi non sono mai stati amati, ma Mauro "sapeva come si portava il cappello".
Alla prima iniziativa al circolo di Gello, toccò il cuore di tutti e andò via liscio come l'olio.
Col Paci, che era stato spostato di collegio, l'unica delicatezza era non farlo esagerare. Aveva avuto qualche screzio con alcuni politici del luogo, ed era meglio tenere basse le polemiche per non dare l'idea che l'alleanza era fragile. ( "Giudizio e nessuna polemica interna", proposi a lui e a loro. "Primo compito sconfiggere la destra". Funzionò). Per il resto, l'uomo conosceva l'idioma del luogo e il popolo, con cui discuteva. E poi alle cene nei circoli, era il campione del mondo. Mangiava e beveva, si confondeva con la gente e citava Dante con una naturalezza che ha fatto epoca.
Dopo aver fatto incontri ad Asciano, Campo e Ghezzano, programmiamo una iniziativa a Molina di Quosa. Incontro coi cittadini al bar della piazza coi platani.
Seduti sulle sedie del bar ci sono almeno una trentina di persone che fanno domande. Lui in mezzo risponde a tutti. Ogni tanto si rivolge a me, come Sindaco, chiamandomi in causa, a mestiere. Sul tavolo in mezzo alle persone ci sono tanti bicchieri e un fiasco di vino rosso. Tutti bevono e chiacchierano. La riunione all'aperto sguscia via molto bene. Ad un tratto Paci si cimenta in un passaggio di grande veemenza contro Berlusconi, com'era tipico quando si infervorava; poi allunga un braccio, prende un bicchierotto sul tavolo e beve d'un fiato.
Il suo volto cambia improvvisamente, gli occhi gli strabuzzano. La sua mole robusta si accascia sulla sedia. Resta in silenzio per qualche secondo. Tutti lo guardano perplessi. Qualcuno impaurito chiede-:"Paci che ti succede."
Lui, alza la testa e con garbo attacca-"Compagni, se pensavate di ammazzarmi, ci siete quasi riusciti."
Il contenuto del bicchiere buttato giù di colpo, non era altro che spuma sanguinella rosso fuoco, messa sul tavolo per abbonire la smania di una bimbetta che non stava ferma un minuto. Lei ne aveva bevuto un pochino e poi aveva mischiato il bicchiere "galeotto" fra gli altri.
-"Questa notte non dormirò, lo so già... " ripetava scuotendo la testa.-"Io non avevo mai assaggiato quel veleno lì... altro che Berlusconi!!!"
Come non dargli ragione.
Ciao Paci.
Appendice
A Crespina, alla la cerimonia di saluto al Paci, abbiamo ascoltato zitti zitti una memorabile Bandiera Rossa.