La corruzione in Italia ha raggiunto
livelli allarmanti e può crescere ancora se non si contrasta in modo netto
approvando norme adeguate. Lo confermano i dati, i fatti e le storie del
dossier “Corruzione,
le cifre della tassa occulta che impoverisce e inquina il paese”,
presentato questa mattina da Libera, Avviso Pubblico e Legambiente, presso la
sede della Fnsi, a Roma.
“La corruzione tiene in ostaggio la
democrazia del nostro Paese – ha dichiarato Don Luigi Ciotti, Presidente di
Libera – e se non ci sarà una trasformazione profonda e radicale delle
coscienze, la via del rinnovamento sarà sempre e solo apparente. Il problema
più grave nel nostro Paese non è solo rappresentato dai corruttori, ma
soprattutto da quanti guardano e lasciano fare”.
Il Prof. Alberto Vannucci, docente
dell’Università di Pisa e autore del libro Atlante della
corruzione (Edizioni Gruppo Abele) ha affermato che “la percentuale dei cittadini
italiani che si è vista chiedere una tangente, secondo i dati Eurobarometer
2011, è del 12 per cento, contro una media europea dell’8 per cento. Si tratta
quindi di circa 4 milioni e mezzo di cittadini italiani. Non solo – ha
continuato Vannucci –, secondo l’indice di percezione della corruzione di
Trasparency International, negli ultimi due anni l’Italia ha registrato il più
alto livello di corruzione percepita, superando di gran lunga anche i paesi più
corrotti del Terzo Mondo”.
“La corruzione ha attaccato il concetto
di Res pubblica – ha affermato
Vittorio Cogliati Dezza, Presidente di Legambiente - Per questo chiediamo che
vi sia un aggravio della pena e l’applicazione della norma che prevede la
confisca dei beni anche per i corrotti”.
Pierpaolo Romani, Coordinatore nazionale di Avviso Pubblico, ha
sottolineato come da due anni Avviso Pubblico stia conducendo una battaglia
contro i costi economici e sociali dell’illegalità: “La Corte dei conti afferma
che la corruzione sottrae agli italiani 60 miliardi di euro all’anno. A questi
costi vanno aggiunti i 120 miliardi dell’evasione fiscale e i 150 miliardi
delle mafie, per un totale di 330 miliardi annui. Questo significa che ogni
cittadino italiano, neonati compresi, paga all’illegalità un costo di 5.500
euro annui. Di fronte a queste cifre, scandalose e inaccettabili, come si può
dire che in Italia mancano i soldi per i servizi e gli enti locali? A questi
ultimi, dal 2007 ad oggi sono stati tagliati più di 14 miliardi di euro.
Bisogna dire con forza che le risorse per far ripartire e far crescere il Paese
ci sono e vanno confiscate ai corrotti, ai mafiosi e agli evasori fiscali per
essere restituite alla collettività. Come Avviso Pubblico – ha continuato
Romani – abbiamo stilato un codice etico-comportamentale, chiamato “Carta di
Pisa”, che si propone come strumento per costruire una politica anticorruzione
dal basso. La Carta di Pisa afferma un principio ben preciso: in caso di rinvio
a giudizio per reati di mafia e corruzione, l’amministratore pubblico che l’ha
sottoscritta si impegna a dimettersi immediatamente. Chi ricopre un incarico
pubblico ha un dovere in più, quello di essere e apparire onesto e trasparente,
e di salvaguardare la credibilità dell’istituzione che rappresenta. Chi fa
politica deve essere responsabile e scevro da ogni ombra, sia per quanto
riguarda la sua vita pubblica che privata”.
Guarda il dossier
"Atlante della corruzione" in libreria dal
26 settembre
«La
questione morale non si esaurisce nel fatto che, essendoci dei ladri, dei
corrotti, dei concussori in alte sfere della politica e dell'amministrazione,
bisogna scovarli, bisogna denunciarli e bisogna metterli in galera. La
questione morale, nell'Italia d'oggi, fa tutt'uno con l'occupazione dello Stato
da parte dei partiti governativi e delle loro correnti, fa tutt'uno con la
guerra per bande, fa tutt'uno con la concezione della politica e con i metodi
di governo di costoro, che vanno semplicemente abbandonati e superati. Ecco
perché dico che la questione morale è il centro del problema italiano».
Enrico Berlinguer - 1981
Nonostante Tangentopoli e le indagini che riempiono ogni giorno le prime pagine dei giornali, la corruzione si fa sempre più penetrante e aggressiva, nei rapporti quotidiani e nella vita pubblica?
Per questo serve una guida, che aiuti a conoscere e a capire.
L'autore pone sette questioni fondamentali, articolate in altrettanti capitoli. Come un vero e proprio atlante, il volume fornisce preziose coordinate: il "che cosa", il "chi", il "quanto", il "perché", il "come", il "dopo" della corruzione e, ovviamente, il "che fare" contro questo malcostume nostrano. Riportando cifre e dati, testimonianze di atti giudiziari e articoli di giornale, l'Atlante entra nel merito della concreta situazione italiana. Non solo per denunciare, ma anche perimmaginare strategie volte al cambiamento.
Perché interrompere il circolo vizioso è possibile e, con uno sguardo a chi, nel mondo, lo ha già fatto, raggiungendo risultati insperati, Vannucci riesce ad accludere alle pagine dell'Atlante un messaggio di speranza, per andare concretamente oltre l'indignazione.
Alberto Vannucci, professore di Scienza politica presso l'Università di Pisa, da anni si occupa di studi e ricerche sulla corruzione. Ha scritto tra l'altro, con Donatella Della Porta, Un Paese anormale. Come la classe politica
ha perso l'occasione di Mani pulite (Laterza,1999) e Mani impunite. Vecchia e nuova corruzione in Italia (Laterza 2007), The Hidden Order Of Corruption (Ashgate, 2012).
Enrico Berlinguer - 1981
Nonostante Tangentopoli e le indagini che riempiono ogni giorno le prime pagine dei giornali, la corruzione si fa sempre più penetrante e aggressiva, nei rapporti quotidiani e nella vita pubblica?
Per questo serve una guida, che aiuti a conoscere e a capire.
L'autore pone sette questioni fondamentali, articolate in altrettanti capitoli. Come un vero e proprio atlante, il volume fornisce preziose coordinate: il "che cosa", il "chi", il "quanto", il "perché", il "come", il "dopo" della corruzione e, ovviamente, il "che fare" contro questo malcostume nostrano. Riportando cifre e dati, testimonianze di atti giudiziari e articoli di giornale, l'Atlante entra nel merito della concreta situazione italiana. Non solo per denunciare, ma anche perimmaginare strategie volte al cambiamento.
Perché interrompere il circolo vizioso è possibile e, con uno sguardo a chi, nel mondo, lo ha già fatto, raggiungendo risultati insperati, Vannucci riesce ad accludere alle pagine dell'Atlante un messaggio di speranza, per andare concretamente oltre l'indignazione.
Alberto Vannucci, professore di Scienza politica presso l'Università di Pisa, da anni si occupa di studi e ricerche sulla corruzione. Ha scritto tra l'altro, con Donatella Della Porta, Un Paese anormale. Come la classe politica
ha perso l'occasione di Mani pulite (Laterza,1999) e Mani impunite. Vecchia e nuova corruzione in Italia (Laterza 2007), The Hidden Order Of Corruption (Ashgate, 2012).